Formaggio Chévre, ti piace il formaggio francese di capra?

Il formaggio di capra è il più vecchio di tutti i formaggi come lavorazione. Si parla di lavorazione dei derivati della capra già dall’800 a.C. Sembra che già ai tempi dei Galli prima dell’avvento dell’impero Romano la capra fosse allevata dalle popolazioni che oggi abitano la Francia. Il Formaggio caprino è sempre stato considerato un formaggio povero, ma data la sua particolarità e varietà molteplice di gusto, è stato recuperato e rivalutato negli anni. Il Formaggio di Capra deriva dalla lavorazione appunto, del latte di capra, e i formaggi di capra sono diversi per lavorazione e stagionatura. Si passa da formaggi a pasta fresca, pasta molle con crosta naturale o fiorita, paste pressate e paste erborinate. Il formaggio di capra caldo è amato per elaborare antipasti e ricette diverse. Scopri come gustarlo al meglio! https://amzn.to/3pn4zKc   Tipi di Formaggio di Capra Francese Esistono tre tipi di formaggio a seconda del tipo di pasta da cui sono formati, ci sono le cagliate a dominante lattica, le cagliate miste e le cagliate formate in maniera prevalente da caglio. Il primo tipo genera formaggi a pasta bianca e dura, e formaggi a pasta fresca. Le miste forniscono formaggi a pasta molle come ad esempio il Brique de Chèvre. Le cagliate formate da caglio dopo la pressatura generano formaggi di tipo stagionato di montagna. La capra produce latte da Marzo ad Ottobre, e per lungo tempo i formaggi di capra hanno avuto una stagionalità prevalente derivante da questo periodo di lavorazione. Le varietà di formaggio di capra francese sono veramente molte, otto dei quali a certificazione DOC. Ad oggi dato il cambio di tipologia di lavorazione, è possibile trovare e produrre il formaggio di capra francese durante tutto il periodo dell’anno. In Francia si producono formaggi di capra un po’ ovunque, in particolare in Poitou-Charentes et nella Regione della Loira, in Borgogna e nel Massiccio Centrale, ma anche in Savoia, in tutto il sud della Francia e in Corsica. In Francia ci sono diverse razze di capra diverse, circa sette, ed a seconda della zona di provenienza, al territorio in cui pascolano, anche le caratteristiche delle capre sono diverse. Quando si indica il termine Chévre si vuol dire formaggio di capra francese. Il latte di capra in Francia viene lavorato in molti modi per produrre tantissime varietà di formaggio, che differiscono per stagionatura, territorio, tecnica di produzione e consistenza, e di conseguenza gusto.  GUSTALO NEL MODO MIGLIORE!  https://amzn.to/44IwTXr Chévre e Buche De Chévre Una delle versioni più note e diffuse in Francia è il Buche De Chévre, un formaggio a forma di tronchetto che contiene una pasta morbida che viene spalmata sul pane, prodotta con latte di capra pastorizzato. Le fette a disco di buche de chévre possono essere decorate con erbe aromatiche, in modo di avere un contrasto di gusto e colore, ma questo formaggio lega anche ad affettati stagionati, tipici delle nostre terre come lo speck, o il prosciutto crudo di montagna, dal sapore molto salato. PER CONSERVARLO IN FRIGO! https://amzn.to/42GSi1D  

Investire in vino: dal verde dei vigneti al verde della finanza

Non è un caso raro quello in cui si decida di mutare la propria attività agricola verso colture che possano essere più indirizzate al mercato, e pertanto più economicamente apprezzate rispetto alle precedenti. In Italia questo procedimento è avvenuto varie volte nei terreni destinati originariamente al grano o a colture che non vedono prezzi alti a seguito delle importazioni di prodotto straniero. Nonostante non tutti i terreni siano adatti a ricevere tutte le coltivazioni, spesso la chimica e le moderne tecniche intervengono per rendere adatto alla nuova coltivazione designata anche il terreno più ostico. Una delle colture che potrebbe sorprendentemente rendere bene ma che è ben difficile da avere in un terreno precedentemente dedito ad altre colture, a causa di impedimenti burocratici, è quella della vite da vino. Se ben seguita infatti è proprio quella della vite e quindi dell’uva da tavola e ben più specialmente dell’uva da vino ad avere rendimenti interessanti, a seconda della varietà e delle abilità di mercato dell’azienda che si occupi di produzione e commercializzazione del prodotto. Ma come mai aprire un’azienda vinicola sta appassionando giovani e meno giovani di tutta Italia? Prima di tutto sarebbe bene pensare di che cosa si occupi un’azienda vinicola: semplicemente questo tipo di azienda è occupata nella creazione di vini, secondo più modalità, ovvero partendo dalle proprie uve dei propri vigneti o eventualmente aggiungendo alle proprie uve anche una piccola parte di altre produzioni (solitamente dovrà essere maggioritaria la propria però). In Italia solitamente è presente una vasta concorrenza ma allo stesso tempo è presente anche una grande quantità di consumatori e un mercato piuttosto ampio. Certamente, ad ogni modo, la scelta dei macchinari e la scelta dei terreni e delle strumentazioni e dei procedimenti atti alla produzione dei propri vini può richiedere grande impegno e costante sacrificio, specialmente nelle fasi iniziali, senza contare poi l’intesa fatica della fase di commercializzazione del prodotto. Se invece si è scoraggiati dalle complicate normative riguardanti la possibilità di inserire nuovi impianti per vigne o ci si perde nei meandri del diritto di reinserimento ma si vuole ancora investire i propri beni in vino esistono soluzioni di natura differente e che stanno curiosamente emergendo come nuove metodologie di investimento: l’investimento in bottiglie di vino! Anche se solitamente è stato adottato come investimento per grandi capitali alla ricerca di nuovi modi per diversificare il proprio portafoglio, l’investimento in vino riesce a causa dei suoi rendimenti e del tipo di attenzione esperta che richiede, anche ad attrarre investimenti di privati o di piccole società. Ma come funziona? Si parla spesso di vino da collezione e delle relative vendite, che permettono di costruire un piccolo tesoretto sfruttando il proprio fiuto, ma non si parla abbastanza di come finanziariamente si svolga la questione che gira intorno al mercato della compravendita di vino: ad esempio non si parla mai del fatto esistano siti e specialisti dedicati solamente alla raccolta di informazioni sulla quota e sui prezzi dei vini, quasi un po’ come potrebbe accadere in borsa! Esistono infatti traders di vini ma anche semplici rivenditori che, con alle spalle una certa esperienza, hanno appreso quali siano le strade giuste e le metodologie da applicare per rendere l’investimento in vini da collezione profittevole. Allo stesso modo in cui si è sviluppato un mercato finanziario intorno alle opere d’arte e alle quotazioni degli artisti, il vino riamane ancora una materia di investimento di contorno per quello che riguarda grossi capitali, differenziandosi dagli investimenti in azioni, con fattori e rischi che possono essere molto diversi da quelli a cui siamo abituati, e che possono ad esempio variare a seconda dell’andamento dei raccolti o della perdita di nuove bottiglie. Per non incappare in perdite dovute all’inesperienza è bene imparare e apprendere prima di dedicarsi a questo tipo di investimento e fare in modo di programmare con la giusta attenzione le dovute mosse. Un “apprendista” in questo campo potrebbe ad esempio iniziare a imparare osservando le quotazioni di un gruppo ristretto di vini e l’andamento del mercato, arrivando a comprendere quali siano gli elementi che determinino una variazione brusca negativa del prezzo o una decisa impennata, il tutto senza acquistare niente ma simulare comunque degli investimenti. Si tratta di un modo di apprendere che sicuramente potrà evitare grandi perdite dovute a mancanza di esperienza e aiutarvi a decidere se questo tipo di investimento possa essere interessante o meno. Anche affidarsi a esperti e chiedere pareri nei luoghi giusti potrebbe essere un modo importante per fare i primi passi: se vi doveste accorgere infatti che l’investimento in vino non meriti la vostra attenzione potrete sempre farvi consigliare nuovi investimenti da altre persone appassionate. Oltre al naso per la finanza e per le quotazioni chi decida di commerciare per profitto in vini dovrà tenere in conto l’utilizzo di tecniche di conservazione che preservino oltre al sapore del vino anche il giusto prezzo: ritrovarsi infatti fra le mani una bottiglia di grande valore rovinata da cattive condizioni di conservazione potrebbe far male, e non poco, oltre al vostro orgoglio, anche al vostro portafoglio.

Quante uova si possono mangiare alla settimana?

Le uova sono un alimento molto sano e una grossa fonte di acidi grassi Omega 3 e Omega 6, che sono note proteine buone che aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari. Le uova contengono nel tuorlo il colesterolo, che rappresenta il 5% dei grassi contenuti nell’uovo. il 65% dell’uovo è composto da acidi grassi, con una alta concentrazione di acido oleico, quindi se abbiamo il colesterolo a posto non saranno le uova a farlo alzare. Non sono invece consigliate in caso di colesterolo alto, o se è necessario abbassarne i livelli, in quel caso è bene ridurne il consumo o meglio evitare di consumare la parte “rossa” o meglio il tuorlo. In caso di regime di dieta ipocalorica, dato il fatto che l’uovo è un alimento con poche calorie, un consumo medio di quattro uova alla settimana non è un problema. Inoltre rispetto ad una credenza popolare, una leggenda metropolitana, che racconta che l’uovo faccia male al fegato, in caso di attività sportiva, si può consumare uova fino a 5 o sei volte alla settimana. Infatti l’uovo non fa affatto male al fegato. Come cucinare le uova? Alla Coque, oppure in camicia sono i modi meno calorici di consumare un uovo, ma in effetti anche una gustosa frittata può essere una soluzione di preparazione ideale. Anche a colazione è buona norma consumare l’uovo come alternativa e opzione diversificatrice rispetto al normale apporto quotidiano di carboidrati. E’ buona norma consumare a colazione proteine come quelle contenute nell’uovo, che rispetto ai carboidrati contengono meno zuccheri saturi, e mantengono più a lungo il senso di sazietà, aiutando ad arrivare a pranzo con la giusta dose di energia. Quindi mangiare un uovo alla coque o sodo un paio di volte alla settimana aiuta ad avere l’energia giusta per affrontare la giornata, anche alternando con pane o fette biscottate e marmellata o miele, anche perché i carboidrati sono molto energetici. Una giusta variazione della dieta anche a colazione però può essere ideale per poter avere tutte gli elementi nutritivi di cui abbiamo bisogno. Quindi mangiare solo uova non fa benissimo, ma inserire con costanza il consumo di uova all’interno di una dieta varia e piena di tutte le opzioni nutritive, alternando l’uovo anche ad altri alimenti, carboidrati, frutta e verdura, ci permette di avere tutta l’energia di cui abbiamo bisogno fin dalla mattina. E Tu, quante uova mangi a settimana?

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