Mokume, cosa si può fare con questa arte meravigliosa?

Conosci l’antica e ormai famosa tecnica Mokume e cosa si può fare con questa arte meravigliosa? Si tratta di una lavorazione tanto bella e delicata quanto complicata. Richiede infatti molta pazienza e manualità, ma non è un’impresa possibile anche per una persona alle prime armi ottenere un risultato soddisfacente.   Si tratta di una tecnica che ha origine in Giappone. Il suo creatore e ideatore è Denbei Shoami, un maestro nel lavorare i metalli vissuto tra il 1600 ed il 1700, anche se quest’arte ha raggiunto il continente europeo solo a metà del 1800.   Inizialmente la lavorazione riguardava la produzione di spade e lame come la katana ma, con la scomparsa dello status di samurai, quest’arte è stata applicata alla lavorazione di oggetti decorativi e gioielli. Al giorno d’oggi al mondo esistono pochi maestri artigiani orafi specializzati in questo settore. Come si fa il Mokume Gane? Per unire i vari strati di metallo non viene utilizzata la saldatura ma un processo di fusione che li unisce l’uno all’altro. Dato che il punto di fusione varia a seconda della tipologia di materiale utilizzato, non è sempre semplice identificare quello giusto che garantisca un risultato uniforme. Tecnica in breve   Questa, in sintesi, è la tecnica antica e originale, proprio secondo i passaggi eseguiti da abili artigiani capaci e amanti della tradizione. Tutto parte dall’unione di strati di varie leghe, come oro bianco, giallo, rosso e rosa (14 e 18 kt), palladio, lamina argento 925, in un blocco unico. Calore e pressione tramite martello permettono ai metalli di compattarsi. Solo alla fine si procede con la laminatura e ad un’ulteriore esposizione al calore per ottenere la forma desiderata ed i caratteristici disegni concentrici. Un’ultima laminatura crea sulla lastra i nodi e insenature tipiche del legno.   Bisogna ammettere che sono davvero pochi gli orefici che si avvalgono di questa tecnica per produrre i gioielli. Infatti, molte ditte utilizzano semplicemente delle presse idrauliche, perfette per unire alcune leghe che difficilmente si potrebbero unire insieme seguendo il procedimento antico e tradizionale. Mokume-gane gioielli I gioielli realizzati con questa tecnica sono numerosi e spesso vengono creati su richiesta specifica dei clienti. Un classico è l’anello Mokume Gane ma è possibile realizzare pendenti, bracciali, orecchini, collane, spille e ciondoli. Ogni gioiello è originale e unico, dato che è frutto di una lavorazione artigianale.   I prezzi dipendono molto dal tipo di leghe utilizzate che, oltre a oro e argento 925, possono includere ottone, rame, acciaio inossidabile, acciaio damasco, titanio e altri materiali. Anche impiegato può avere colorazioni e carati differenti, a indicare questi ultimi la percentuale di altri metalli presenti nella lega e in grado di dare sfumature diverse. Mokume Gane polymer clay   Solitamente, chi decide di avvicinarsi a questa tecnica per passione e hobby, inizia ad utilizzare dell’argilla polimerica, acquistabile tranquillamente online. Si tratta di un materiale economico, facilmente modellabile, perfetto per dare vita a gioielli e tanti altri oggetti. Sicuramente è una tecnica molto divertente e creativa da realizzare, seguendo anche i numerosi tutorial presenti online.        

Le 500 lire con Vele Rovesciate: che valore ha questa moneta particolare?

Le monete da collezione, in particolare le lire, sono una passione per molti. Solo i collezionisti veri e gli amanti della numismatica sanno, però, quanto può valere davvero una moneta; valore che cresce in relazione alla sua rarità, alla tiratura più o meno limitata ed allo stesso valore del materiale. Se non sei esperto ed hai trovato in casa delle monete, presta bene attenzione alle stesse: potrebbero rappresentare un vero e proprio tesoro del quale sei altamente inconsapevole ma soprattutto dovresti evitare che sia qualcun altro in futuro a beneficiarne qualora dovesse trovare quella moneta!   Se Sei un appassionato/a di collezionismo di monete rare, apprezzerai sicuramente il riconio che Collezioni Istituzionali ha realizzato per commemorare questa fantastica moneta. Puoi trovare Qui le specifiche dell’offerta. Quanto vale 500 lire tre caravelle? Probabilmente avrai già sentito parlare di questa moneta da 500 lire che è il primo esemplare di tale taglio sul quale appaiono raffigurate le tre caravelle ed il cui conio risale al 1957. I primi esemplari riportano su impressa la scritta PROVA ma, oltre a ciò, evidenziano un altro particolare: le vele delle navi sono al contrario, cioè controvento, rispetto alla figura classica che appare sulla 500 lire coniata successivamente. Proprio la 500 lire Caravelle 1957 ha un valore altissimo che si attesta sui € 8.000, potendo raggiungere un prezzo ancora più alto a seconda del venditore. Tutto ciò tenuto conto che gli esemplari sono poco più di un migliaio e che non sono più in circolazione. A seconda dell’anno di conio la 500 lire tre caravelle assume un valore differente: 500 lire caravelle 1958 assume un valore che ammonta a circa € 5,00; 500 lire caravelle 1960 ha invece un valore pari a quello della 500 del 1968, cioè € 3 a 8,00; 500 lire caravelle 1961 può raggiungere il valore leggermente superiore, partendo da un minimo di € 7,00 ad un massimo di anche € 25,00; se invece ti stai chiedendo ‘quanto vale la 500 lire 1964?’ ti farà piacere sapere che il suo valore può arrivare anche sino ai € 12,00; 500 lire argento caravelle 1966 ha una quotazione che va dai 3 agli 8 euro a pezzo; 500 lire caravelle 1967, invece, € 4,70; 500 lire argento caravelle senza data? Guarda bene la tua moneta, la data dovrebbe essere riportata sul bordo e quindi, il fatto di non averla trovata sulle due facciate, potrebbe averti tratto in inganno. L’arte della numismatica, anche per i meno esperti, può portare delle importanti soddisfazioni in termini economici permettendoti di guadagnare una cifra che mai ti saresti aspettato di poter percepire con la vendita di monete non più in circolazione, anche se da pochi decenni. Con l’ingresso della moneta unica agli arbori del 2000, si son fatti largo sempre più i collezionisti, interessati alle monete ed alle banconote in lire, al fine di capire il reale valore di quanto avevano negli anni raccolto minuziosamente. Se poi quello che hai trovato è una 500 lire con le bandiere controvento ti stupirai nel sapere quanto valgono nel mercato attuale delle monete e che gran vantaggio possa rappresentare il metterle all’asta!  

Fiasconaro storia del marchio

Quando si parla di Alta Pasticceria non si può non menzionare Fiasconaro e la storia del marchio siciliano d’eccellenza. Hai già sentito parlare del famoso panettone siciliano che ha incantato anche i maestri pasticceri e i palati del Nord, Centro e Sud Italia? Se non ne hai ancora sentito parlare scopri quale prelibatezza viene prodotta artigianalmente da una famiglia che abita in provincia di Palermo. Fiasconaro storia del marchio made in Castelbuono   La famiglia, che ha dato nome e vita al brand negli anni ‘50 del secolo scorso, ha avviato inizialmente una piccola gelateria che nel tempo è diventata una grande pasticceria di fama non più solo regionale. Il grande successo e fama sono arrivati con la reinterpretazione mediterranea di un famoso dolce del nord Italia, il panettone!   Mario Fiasconaro è colui che ha iniziato a scrivere la storia dell’Azienda, seguito poi dai suoi fratelli, Fausto, Martino e Nicola, oltre ai figli che hanno dato un forte contributo nel puntare su una maggiore pubblicizzazione dei propri prodotti all’infuori dell’amata isola.   I fratelli, oltre ad aver ottenuto numerosi riconoscimenti e premi nel settore della pasticceria, hanno ricevuto anche delle onorificenze per il loro lavoro dalle più alte cariche dello stato. In particolare Nicola è stato nominato dall’attuale Presidente della Repubblica Mattarella come Cavaliere del Lavoro per il 2020, riconoscendo e stimando altamente il lavoro e la storia di un’intera famiglia.   Panettone siciliano famoso: il legame di Fiasconaro con la Sicilia Come accennavamo prima parlando della storia del marchio, quello di Fiasconaro è il vero e proprio panettone artigianale siciliano famoso in tutta Italia. Prodotto artigianalmente utilizzando il lievito madre, si tratta di un dolce che per quanto sia tipico milanese ha assunto tutti i sapori della Regione Sicilia grazie ai prodotti utilizzati. Uvetta, mandorle, nocciole, pistacchi, cioccolato di Modica, oltre a frutta locale come albicocche, arance e fichi d’India.   Nonostante il tempo che passa, la tradizione di questa famiglia mantiene il centro delle sue attività nel caratteristico comune di Castelbuono nella provincia di Palermo ed è possibile gustare il famoso panettone siciliano proprio al Bar della piazza principale del paese. Panettone artigianale e varianti disponibili Grazie all’utilizzo sapiente delle materie prime e ad una buona dose di pazienza e attenzione richiesta dalle lunghe preparazione artigianali dei lievitati, nascono delle combinazioni di sapori e profumi davvero eccezionali. Tra le varianti più vendute e apprezzate da sempre di questo pregiato panettone, ti indichiamo i gusti pistacchio, mandorle e nocciola. Panettone Fiasconaro dove trovarlo online Se non hai intenzione di prenotare un volo e viaggiare verso la bella Castelbuono per acquistare personalmente il famoso panettone siciliano per te, per la tua famiglia o da regalare ai tuoi amici, non c’è nessun problema. Ma non è l’unica possibilità per gustarlo senza attraversare il Bel Paese. Puoi acquistarlo comodamente online da tipicosiciliano.com e riceverlo comodamente a casa tua in pochissimi giorni. Ti assicuriamo che in qualsiasi occasione tu decida di mangiarlo, a tavola con i tuoi ospiti o semplicemente a pranzo con la tua famiglia, il panettone siciliano di Fiasconaro renderà unica la tua tavola e ti regalerà un’emozione intensa.    

Sconto in fattura: cos’è e come ottenerlo

Tra le varie novità contenute nel Decreto Rilancio, oltre l’Ecobonus, è possibile trovare anche lo sconto in fattura. Si tratta di una modalità di rimborso, da non confondere con la cessione del credito, che permette di avere uno sconto (anche di pari importo), applicato direttamente sulla fattura del fornitore. Ma quali lavori rientrano nello sconto fattura e come si fa a ottenerlo? Sconto in fattura: quali sono le modalità e i lavori possibili? Con la nuova bozza del Decreto di Bilancio 2022 è stata proposta una proroga riguardante le detrazioni con cui si può usufruire dell’Superbonus 110%. Con queste proroghe diventano effettive anche, fino al 2025, la cessione del credito e lo sconto in fattura. La loro applicazione, però, non riguarda solo il Superbonus 110%, ma anche altri bonus casa con cui è possibile ottenerli. La differenza, principalmente, è che con questa modalità, sarà possibile ottenere lo sconto direttamente in fattura. Infatti, questo sconto prevede che sia il fornitore a concedere lo sconto e, in seguito, a richiedere il rimborso all’agenzia delle entrate. Per ottenere lo sconto in fattura, in primis, occorre trovare un’impresa che accetti l’opzione e in seguito cedere il proprio credito d’imposta al fornitore. Tra i lavori che si possono svolgere, usufruendo dello sconto in fattura, ci sono: Ristrutturazioni edilizie: manutenzione ordinaria e straordinaria; Ristrutturazione edilizia: effettuata su pareti comuni degli edifici condominiali o restauro e risanamento consevativo sulle unità immobiliari; Efficienza energetica: miglioramento termico edifici, sostituzione impianti di riscaldamento; Adozione misure antisismiche; Installazione di impianti fotovoltaici; Installazione di colonnine per la ricaricadei veicoli elettrici. Escluse da tale sconto restano il Bonus Verde e il Bonus Mobili. Con le agevolazioni previste dal Governo, però, sarà possibile anche ristrutturare il proprio bagno. Con il bonus ristrutturazioni previsto nella legge di Bilancio, infatti, sarà possibile (entro un limite massimo di 96.000 euro) di ottenere un rimborso del 50%. Questo può avvenire con: Detrazione fiscale in 10 anni e rata annua fissa sulla dichiarazione dei redditi; Cessazione del credito tra contribuente ed ente cessionario; Sconto in fattura immediato del 50%. Immaginiamo di dover, ad esempio, ristrutturare una parte della nostra abitazione a un costo di 5000 €. In questo caso, l’impresa applicherà uno sconto del 50% (dunque di 2500 €) chiedendo di liquidare i restanti. Da qui, l’impresa stessa muterà un credito d’imposta pari a 2500 euro. Scontro in fattura: proroga e cessione del credito 2020 Il Decreto in atto, prevede di beneficiare di queste agevolazioni per i lavori svolti nell’arco temporale luglio 2020 fino a 30 giugno 2022. Bisogna però porre attenzione al fatto che, a oggi, si fa riferimento al criterio di cassa: non si tiene conto della data di inizio lavori bensì quella del pagamento della prestazione. Riguardo alla cessione del credito a banche o istituti, invece, questa è possibile dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2021 per interventi riguardanti: Ristrutturazione edilizia (con detrazione pari al 50%); Riqualificazione energetica (ecobonus, sismabonus); Installazione impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica; Per interventi derivati da agevolazioni Superbonus. Cessione del credito e sconto in fattura, inoltre, resteranno in vigore, almeno in base le disposizioni attuali rispettivamente fino al 2024.    

Impianti fotovoltaici ON-GRID e OFF-GRID

L’energia solare, utilizzando la tecnologia fotovoltaica, è attualmente la forma di elettricità più economica attualmente presente sul mercato. Tutti possono realizzare il proprio impianto fotovoltaico che necessita solo di un adeguato spazio colpito dal sole durante la giornata. I prezzi negli ultimi anni si sono abbassati parecchio, oggi un sistema da 3 Kwp, idoneo per le esigenze di una famiglia di 4 persone costa circa 6000 euro, che con le detrazioni fiscali al 50%, diventano 3000, in proposito vedi l’articolo sul costo del fotovoltaico. Un ottimo affare se pensiamo che un impianto del genere è in grado di generare circa 3500 kilowatt l’anno di energia elettrica in una città come ROMA. Un po’ di piu’ se viviamo piu’ a sud, un po’ di meno se ci troviamo a Nord. Differenza tra impianti fotovoltaici Off-Grid e On-Grid In questi ultimi anni si è fatto forte l’interesse per gli impianti OFF-GRID, ovvero disconnessi dalla rete. Prima di parlare di disconnessione totale, cominciamo però a conoscere le due principali tipologie di impianto fotovoltaico: ON-GRID, connesso alla rete elettrica e OFF-GRID, sconnesso . Entrambi hanno lo stesso obiettivo, che è quello di consentirci di produrre e consumare la nostra energia fotovoltaica attraverso un’installazione di pannelli solari, ma differiscono per un aspetto fondamentale. Un impianto connesso alla rete , sia per una residenza che per un’azienda, presuppone sempre l’allacciamento alla rete elettrica. In altre parole, l’autoconsumo non cerca di disconnettersi completamente dalla rete, ma semplicemente di dipendere meno da essa, coprendo parte del nostro fabbisogno elettrico con l’energia prodotta dai nostri pannelli solari. Le principali motivazioni di chi opta per questo tipo di installazione sono il risparmio sulla bolletta elettrica – che può facilmente raggiungere il 50% -, una maggiore indipendenza di fronte alle fluttuazioni dei prezzi nelle aziende elettriche e, ovviamente, la riduzione delle emissioni di gas serra. Un’altra cosa è che la nostra motivazione è quella di disconnetterci completamente dalla rete ed essere autosufficienti al 100% e inquinanti allo 0%. In questo caso non si parlerà di autoconsumo ma di un impianto solare isolato OFF GRID . Un impianto fotovoltaico isolato non è sempre il risultato delle nostre preferenze. Se la nostra casa o la nostra attività si trova in un luogo molto remoto dove la rete elettrica convenzionale non arriva, l’installazione isolata potrebbe infatti essere l’unica opzione che abbiamo per avere l’elettricità. Pensiamo ad esempio ad un camper, una barca, oppure una baita in alta montagna dove non arrivano i fili dell’ elettricità. Un impianto autoconsumo può avere dimensioni molto diverse, da un piccolo kit solare che possiamo mettere sul nostro tetto ad un impianto industriale da centinaia di kilowatt. Tutta una questione di preferenza e di quanto vuoi risparmiare. Diverso è il caso di installazione isolata dalla rete elettrica. Qui prevalgono le esigenze di consumo elettrico che hai. Tieni presente che la tua installazione di pannelli solari dovrà coprire il 100% di quelle esigenze: illuminazione, utilizzo di elettrodomestici o macchinari, aria condizionata o anche ricaricare il tuo veicolo elettrico se ne hai uno. In altre parole, la totale disconnessione dalla rete elettrica impone l’ obbligo di disporre di un impianto di pannelli solari di dimensioni tali da poter garantire la nostra fornitura in ogni momento, giorno e notte, estate o inverno e qualunque sia l’ubicazione della nostra proprietà. Ma soprattutto avremo bisogno di un sistema di accumulo con batteria, della potenza adeguata a stoccare l’energia prodotta che verrà resa disponibile successivamente. Come è logico, la dimensione dell’impianto solare influenza direttamente i costi ad esso associati, ma non solo. Ci sono altre questioni semplici ma importanti da considerare. Un esempio: tenendo conto del tuo consumo quotidiano di elettricità, c’è spazio sul tetto o sul terrazzo per ospitare pannelli sufficienti per generare tutta l’energia di cui hai bisogno? Soprattutto, il sole colpisce l’impianto tutto il giorno senza ombreggiature? Hai uno spazio da dedicare per localizzare l’inverter e altri dispositivi? In caso contrario, potresti aver bisogno di spazio extra nella tua proprietà, cosa che potrebbe essere possibile nelle aree rurali o industriali ma diventa piuttosto problematica negli ambienti residenziali urbani.    

Shiba Inu: Quanto costano i cuccioli?

Lo Shiba Inu è un’affascnante razza canina tra le più particolari che esista. La provenienza di tale razza è il Giappone ed infatti in giapponese significa “piccolo cane”, come del resto si presenta, un cane di taglia piccola che non supera in età adulta i 41 centimetri ed i 14 chilogrammi, nello specifico il maschio dai 39,5cm ai 41cm e le femmine tra i 36,5cm e i 38cm. Nonostante le dimensioni ha un carattere caparbio ed intraprendente e piuttosto predisposto alle passeggiate all’aria aperta del resto storicamente veniva utilizzato come cane da caccia, e invece all’interno dell’ambiente domestico risulta esere molto docile e mite. Caratteristica fondamentale è nel manto, ll cosiddetto urajiro, e cioè la presenza di pelo bianco (opposto al mantello) su guance,muso e parte inferiore della mascella nonchè su collo, petto e parte interna delle zampe e sulla parte finale della coda. I colori del mantello sono diversi come il fulvo,nero focato,rosso e sesamo. Scelta fondamentale è appunto l’Allevamento dove ricercare un cucciolo di Siba Inu e nella professionalità e selezione effettuata dall’allevatore ed è proprio per questo che può avere un prezzo variabile tra i 1.500€ e 4.000€. Un buon allevamento di sicuro rispetta i propri soggetti non riproducendo le fattrici per più di cinque volte nel corso della loro vita, fà attenzione alle varie patologie più frequenti nella razza, come ad esempio la displasia della rotula e dell’anca e pone attenzione in particolare alla completezza e correttezza della dentatura. Buona regola di un’allevatore professionale e affidabile è ovviamente anche effettuare i controlli medici periodici alle sue fattrici, buona salute è indice di buona riproduzione. Importantissimo è comunque anche avere la possblità di visionare dal vivo la fattrice per poterne valutare caratteristiche e carattere. Cerchi un Cucciolo di Shiba Inu? Contattaci, lo troveremo per te

Emorroidi che sanguinano: come intervenire?

Se abbiamo problemi di emorroidi che sanguinano e ci sentiamo spaventati, proviamo ad affrontare il problema…alla base (etimologica): infatti, la parola stessa “emorroidi” deriva dal greco ed è composta, traslitterando, da haima (cioè “sangue”) e rheo (“scorro”), dunque le emorroidi hanno qualcosa a che fare con lo scorrere del sangue. Non spaventiamoci più del dovuto, quindi, poiché il sanguinamento dei gavoccioli emorroidari ha una spiegazione, che forniremo tra poco. Inoltre, cosa fare quando le emorroidi sanguinano? Scopriamo alcuni rimedi pratici e di facile applicazione. Rottura e sanguinamento dei cuscinetti emorroidari: ecco spiegato perché Le emorroidi rischiano di rompersi e sanguinare quando diventano infiammate e patologiche. Normalmente, i cuscinetti emorroidari non causano problemi, ma, al contrario, concorrono alla continenza e all’evacuazione delle feci. Questi morbidi cuscinetti o gavoccioli sono irrorati di vasi sanguigni. Il disturbo emorroidario insorge quando i cuscinetti emorroidari si infiammano, diventano congesti e provocano dolore, secchezza, prurito, sensazione di ano umido o altre condizioni spiacevoli. Tale situazione dipenderebbe, principalmente, da un problema circolatorio, in particolare da un insufficiente ritorno venoso all’interno del plesso delle emorroidi, ossia i vasi sanguigni emorroidari. Il sanguinamento dei cuscinetti vascolari emorroidali appare di un colore rosso vivo brillante, simile al sangue di tipo arterioso, anche se ci si aspetterebbe un colore più scuro, più simile a quello di una vena rigonfia. Questo aspetto parrebbe suggerire che le emorroidi siano composte da una rete vascolare piuttosto ricca e complessa (spesso, per definirla, è utilizzato anche l’espressione “corpo cavernoso del retto”). Cosa può determinare la rottura dei gavoccioli e il sanguinamento? Poco fa si diceva che i gavoccioli emorroidari sono formati da un tessuto morbido, spugnoso e fortemente altamente vascolarizzato, ossia dall’elevata irrorazione sanguigna. La rottura delle emorroidi può avvenire “sotto stress”: ponzamento, attrito, sfregamento durante un’evacuazione faticosa dovuta alla stitichezza possono “sfiancare” i vasi sanguigni. emorroidari, che si dilatano e si gonfiano per l’eccessiva pressione, fino a rompersi.   Anche stare sempre seduti può esercitare una eccessiva pressione sulle vene rettali, così come problemi di obesità, poiché si tratta di condizioni che incidono sulla fisiologica circolazione. Inoltre, una condizione di gravidanza avanzata può anch’essa costituire un precedente a rigonfiamento, infiammazione, rottura dei vasi emorroidari.   Come agire in caso di rottura e perdite ematiche?   Ecco quattro dritte di massima: Asciughiamoci tamponando senza strofinare. Sfregare eccessivamente può aumentare l’infiammazione della cute di rivestimento dei cuscinetti, oltre a sollecitare l’attrito e la pressione sui vasi sanguigni fragili. Lavaggio intimo delicato. È raccomandabile detergere i genitali esterni separatamente dall’ano, per evitare la proliferazione microbica e un’eventuale infezione. Utilizziamo acqua tiepida o a temperatura ambiente per la zona anale, con poco detergente intimo delicato e diluito in acqua, rispettoso del normale pH cutaneo, possibilmente privo di agenti schiumogeni, alcol, coloranti o forti profumazioni, tutti potenziali allergeni. Asciughiamoci tamponando leggermente con un panno morbido, che laveremo subito, o con un foglio di carta assorbente usa e getta, con movimenti delicati. Scegliamo indumenti intimi confortevoli. Prediligiamo biancheria intima in cotone elasticizzato, comoda, senza pizzi o altri inserti che potrebbero scatenare il prurito e acuire l’infiammazione. 4. Indossiamo abiti comodi e non stretti Niente jeans troppo stretti o altri vestiti aderenti e scomodi. Infatti, abiti comprimenti potrebbero aumentare l’attrito con la zona anale durante i movimenti e aggravare la pressione da seduti, oltre a favorire la sudorazione, con un peggioramento di prurito e bruciore. Cosa fare per prevenire la rottura delle emorroidi?  I suggerimenti di benessere e salute sono orientati a contrastare la stipsi e la sedentarietà, promuovendo la circolazione e il naturale transito intestinale. Ecco qualche consiglio orientativo: Fibre alimentari e acqua nella dieta Tra i suggerimenti alimentari, seguiamo una dieta a based di fibre vegetali, contenute in ortaggi freschi, frutta e legumi (anche cereali integrali). Non solo.   Sarà particolarmente importante assicurare all’organismo un apporto idrico di circa un litro e mezzo di acqua al giorno. Infatti, bere acqua contribuirà a rendere morbide le feci, favorendone l’eliminazione.   Evitare l’assunzione di alcuni alimenti Cibi ad azione irritante, astringente, lassativa sono controindicati in caso di crisi emorroidarie acute. In particolare, salse piccanti, spezie molto piccanti e pietanze molto speziate potrebbero concorrere a un peggioramento della situazione locale. Anche alimenti fritti, insaccati salati e intingoli elaborati non faranno che acuire l’infiammazione, oltre a favorire una cattiva digestione. Evitare una eccessiva pressione sulle vene rettali Se stiamo troppo seduti davanti alla scrivania per lavoro, sarebbe utile alzarsi ogni tanto per riattivare una regolare circolazione e alleggerire la pressione sull’area ano- rettale. Se invece siamo pigri, il dolore da emorroidi ci convincerà ad attivarci per evitare un peggioramento della condizione locale e prevenire la ricomparsa dei sintomi. Possiamo fare qualche passeggiata quotidiana (se non abbiamo tempo, cerchiamo di fare più passi possibili: per esempio, usiamo le scale e non l’ascensore, andiamo al lavoro camminando, se la distanza lo consente). Tra le discipline sportive indicate, il nuoto è una valida idea: è uno sport in sospensione che non prevede attriti, e può aiutare a rafforzare la muscolatura pelvica e perineale.  

A cosa serve l’olio CBD?

La dicitura CBD indica il cannabidiolo ovvero un composto estratto dalle foglie dei fiori di cannabis sativa. Tra i molteplici utilizzi, interessante e particolare è l’impiego di olio CBD i cui effetti e benefici sono da conoscere.   Nella canapa sono naturalmente presenti delle molecole detti cannabinoidi, rappresentati da THC e CBD. Entrambi interagiscono con il sistema nervoso centrale con la vantaggiosa peculiarità che il CBD non ha un effetto psicotropo, non ha nessun effetto collaterale e non crea nessun tipo di dipendenza, ma ha molteplici benefici. Quali?   OLIO CBD: caratteristiche   L’olio di CBD è ottenuto da foglie di canapa selezionate che non contengono assolutamente molecole di THC, che invece ha proprietà attive differenti simili alla marjuana legale.   L’olio CBD si ottiene in due modi:   infiltrando dell’olio vegetale come olio di cocco ad esempio o lo stesso olio di oliva nelle infiorescenze femminili della canapa; in questo modo le molecole di cannabinoidi provocano un processo di estrazione per la loro caratteristica lipofila.   mediante anidride carbonica CO2 e alte temperature.   Olio CBD benefici   L’ Olio CBD agisce in modo benefico sul sistema centrale nervoso e non da ultimo l’apparato muscolare.   I cannabinoidi presenti facilitano la diminuzione di ansia, stress, tensioni muscolari, favorendo un fisiologico miglioramento del tono dell’umore e qualità del sonno.   Un grande beneficio dell’assunzione dell’olio CBD è sicuramente il rilassamento dei muscoli. Utilizzato anche per contrastare spasmi e alleviare contratture, può essere utilizzato come coadiuvante di malattie degenerative come il morbo di Parkinson.   La presenza di Omega 3 e 6, fa dell’olio CBD anche un perfetto alleato per tenere attivo il metabolismo ed è ideale per chi ha deciso di rimettersi in forma con un piano alimentare bilanciato e vuole abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi.   Agisce in modo benefico sugli stati infiammatori rende il fisico più forte e in salute, pronto a difendersi da stress ossidativi.     Come si usa l’olio di CBD   L’Olio CBD può essere usato sia per via esterna interna e per inalazione.   Uso esterno ottimo spalmare qualche goccia per curare infiammazioni della pelle, psoriasi, prurito, eseguire massaggi rilassanti o semplicemente dare tono e turgore all’aspetto del viso.   Via orale L’olio di CBD viene venduto in flaconcini con una pipetta dosatrice. Basterà versare nella zona sublinguale dalle 3 alle 10 gocce in base alle percentuali  e concentrazioni di cannabidiolo. Tenere in bocca ½ minuti e quindi deglutire. Utile sapere di evitare bere, fumare qualche minuto prima e dopo l’assunzione delle gocce.   inalazione il vapore diffuso produce una sensazione di benessere generale, favorendo uno stato distensivo e rilassante. Nel tempo utile per combattere stress ed insonnia cronica.   Effetti collaterali Molto importante scegliere un olio di produzione sicura e controllata le cui quantità reali di cannabidiolo siano quelle dichiarate sulla confezione e la qualità garantita.   L’assunzione potrebbe comunque dare un senso di stanchezza, secchezza delle fauci e diminuzione dell’appetito. Partire sempre da un dosaggio minimo e rispettare la posologia indicata.   Quale olio CBD scegliere?   Esistono molti oli CBD in commercio.   Sicuramente da consigliare olio di CBD distribuito da Canapafarm.   Consultando il sito canapafarm.eu nella sezione shop, troverai l’olio CBC proposto in flaconcini da 10 ml ciascuno disponibili in 3 diverse percentuali: al 5%, 10% o 15%. Costo dai 28 euro in su.   È possibile sul sito ordinare una box che contiene un set completo di prodotti alla canapa e tisane. Gli ordini vengono evasi in massimo 48h, in forma anonima e possono essere anche pagati in contrassegno.   Tutti i prodotti di questa azienda provengono da canapa sativa L. di coltivazioni italiane al 100% sicure e controllate.   .

Cosa Fare se la mia Xbox è Rotta?

La Xbox è una consolle di gioco molto amata e molto ambita non solo dai giovanissimi ma anche dalle persone adulte. C’è chi non aspetta altro che il lancio di un nuovo modello sul mercato per potersi così dedicare a sfide appassionanti con i propri amici riuniti a casa, sul divano; oppure a distanza, giocando online. Giocare con l’Xbox vuol dire rilassarsi, prendersi una piacevole pausa dagli impegni della vita quotidiana di studio o di lavoro, staccare la spina e impegnare la mente in qualcosa di divertente. Un guaio però può succedere quando il nostro svago si interrompe all’improvviso a causa di una Xbox one rotta.  Mentre siamo intenti a collegare il nostro strumento alla tv notiamo che non funziona a dovere, che lampeggia, che i comandi non rispondono neanche caricando il controller. Come fare in questo caso? Se tutti i nostri tentativi di trovare una soluzione non funzionano, sarà necessaria la riparazione controller Xbox one. Ma chi si occupa di riparazioni Xbox one? Lo scopriamo subito in questo articolo. Chi ripara Xbox? A chi rivolgersi per la riparazione della Xbox one a Roma, chi può riparare una Xbox non più funzionante? Nello stesso centro presso cui si ha acquistato una Xbox, si può chiedere per l’eventuale riparazione della consolle se si rilevano dei problemi. Ad esempio si può domandare di un’assistenza tecnica presso le catene dei multistore di elettronica o presso i game store. Oppure, dentro la scatola dell’Xbox, possiamo trovare il libretto con riportato sopra l’Xbox assistenza numero di telefono. Quanto costa assistenza Xbox One? Quanto costa l’assistenza per riparare la nostra consolle Xbox o Xbox one? Se il prodotto è ancora sotto garanzia quindi coperto come ad esempio garanzia controller Xbox one gamestop, l’intervento dell’assistenza è gratuito. Se invece la garanzia è oramai scaduta, un intervento di riparazione può arrivare a un costo intorno ai 120 euro. Come funziona garanzia Xbox? Come funziona la garanzia Xbox? La durata garanzia controller Xbox one è di 24 mesi. Significa che se la nostra Xbox si rompe entro questo tempo abbiamo il diritto a una risoluzione gratuita del problema contattando l’assistenza. Certamente dobbiamo dimostrare di aver acquistato la Xbox entro 24 mesi e per questo fa fede lo scontrino. Nel caso di garanzia Xbox senza scontrino, magari perché l’abbiamo perso o incautamente l’abbiamo buttato, si può provare a dimostrare l’acquisto se c’è stato un pagamento tracciabile. Ad esempio, se in una certa data è stato fatto un pagamento con bancomat o carta di credito presso un game store, ciò risulterà dai movimenti sul nostro estratto conto bancario, che potremo provare a stampare ed esibire al negoziante. Come vedere se l’Xbox è in garanzia? Per verificare se l’Xbox è ancora in garanzia, basta guardare all’interno della confezione della nostra consolle di gioco tutti i fogli illustrativi. Oltre alle istruzioni e alla documentazione relativa alle normative di sicurezza, troveremo anche i documenti riguardanti la garanzia, in cui sarà spiegata la validità della stessa e verranno forniti gli eventuali recapiti di contatto.

Reflusso gastrico, quali cause e come ridurre il problema? Ecco alcune dritte

Quanti di noi soffrono di reflusso gastrico, attribuiscono spesso il problema allo stress o individuano un’origine psicosomatica. Tuttavia, sono individuabili anche altre cause. Si tratta di un disturbo piuttosto sgradevole, ma trattabile con alcuni consigli pratici. Scopriamo le principali cause del reflusso gastrico e vediamo come ridurre questo disagio. Reflusso gastrico, di cosa parliamo? Il reflusso gastrico sottopone la mucosa dell’esofago all’azione lesiva dell’acido e degli enzimi gastrici. Perché può avvenire questa condizione? I succhi gastrici refluiscono dallo stomaco all’esofago ed entrano in contatto con la parete esofagea, provocando bruciore retrosternale e sensazione di liquido amaro o acido in bocca. Gli acidi gastrici risalgono fisiologicamente dallo stomaco all’esofago durante la giornata, è un meccanismo naturale, soprattutto dopo i pasti, e ciò non deve spaventare. Tuttavia, se tale condizione avviene troppo frequentemente, si è in presenza di una vera e propria malattia da reflusso gastroesofageo. Questa condizione affligge parecchie persone che ne soffrono. Infatti, è difficile dover rinunciare o limitare l’assunzione di alcuni cibi, soprattutto se si esce a pranzo o a cena in compagnia: non è semplice nemmeno dover fronteggiare il bruciore di stomaco, la sensazione di liquido acido o amaro in bocca o la tosse secca e fastidiosa. Anche il sonno notturno potrebbe essere compromesso da questo spiacevole disturbo, specie se la tosse compare poco dopo essersi coricati. Dritte veloci per trattare il reflusso gastrico In linea generale, per contrastare e cercare di prevenire il reflusso gastrico, ecco alcuni tips semplici e alla portata di tutti: Evitare di coricarsi dopo mangiato, attendere almeno due- tre ore. Non fare pasti troppo abbondanti, ma dilazionarli nell’arco della giornata; Ridurre il consumo di alimenti grassi, fritti e molto elaborati; Prestare attenzione al consumo di alcuni cibi (cioccolata, cacao,menta, caffè, tè, agrumi, pomodori, bevande gassate, cibi molto speziati); Prediligere alimenti digeribili: carne e pesce magri, mele, pere, banane, verdure quali carote, fagiolini, spinaci, patate, finocchi, zucchine. Niente alcool e fumo; Mantenere un peso regolare; Non indossare vestiti stretti che comprimano stomaco e torace, acuendo il reflusso. Quali sono le cause del reflusso gastrico? Possiamo riconoscere due processi meccanici: Allentamento della valvola tra esofago e stomaco, il cardias. In condizioni normali, il cardias impedisce che il contenuto gastrico si riversi eccessivamente nell’esofago. Tuttavia, talvolta il cardias perde la propria funzione contenitiva. Quando si verifica questa condizione, l’acido gastrico risale in maniera eccessiva all’interno dell’esofago, determinando i sintomi propri del reflusso. Rallentamento del passaggio degli alimenti dallo stomaco all’intestino (ossia rallentamento dello svuotamento gastrico). tale condizione può essere dovuta a pasti troppo abbondanti, al consumo di alimenti irritativi o acidificanti; anche coricarsi subito dopo i pasti o consumare i pasti in tutta fretta possono promuovere questa condizione. Vi sono poi ulteriori condizioni predisponenti: Gravidanza. I cambiamenti e le fluttuazioni ormonali, così come e la pressione sullo stomaco determinata dall’aumento del feto e dall’accrescimento dell’utero possono causare bruciore e reflusso, specie nel terzo trimestre. Eccessivo aumento ponderale, (problemi di sovrappeso, obesità). La pressione sulle pareti gastriche può “sfiancare” i muscoli all’estremità inferiore dell’esofago. Preoccupazione, stress e tensione. Possono contribuire a peggiorare il problema: spesso il reflusso gastrico ha cause Abitudine ad alcol e fumo: la nicotina stimola la produzione di acidi e rallenta lo svuotamento dello stomaco, mentre l’alcol può irritare la mucosa dell’esofago, favorendo l’insorgenza del Pratica sportiva troppo intensa. Alcuni esercizi e discipline potrebbero favorire un aumento della pressione intraddominale, con conseguente intensificarsi del   I sintomi tipici della malattia da reflusso gastrico sono bruciore retrosternale, che si diffonde fra le scapole o fino al collo fino alle orecchie; sensazione di liquido amaro o acido in bocca, bruciore alla gola, tosse secca e persistente. I sintomi del reflusso si possono presentare continuativamente nell’arco della  giornata o in modo saltuario. Come possiamo attenuare il reflusso gastrico? Il medico saprà fornirci indicazioni mirate. Inoltre, possiamo seguire alcuni suggerimenti di benessere: ALIMENTAZIONE EQUILIBRATA E COMPLETA Cerchiamo di conservare o raggiungere un peso corporeo adeguato, praticando attività fisica e seguendo utili consigli sportivi. Limitiamo alimenti grassi, pesanti, fritti o che possano stimolare il reflusso gastrico (come cacao, cioccolata, menta, tè, caffè, alcolici, pomodoro, agrumi, purtroppo la lista è lunga, non è facile rinunciare a questi alimenti, se ne siamo golosi). COMPORTAMENTO ALIMENTARE CORRETTO Sarebbe meglio non a la pennichella post prandiale o coricarsi subito dopo cena: attendiamo almeno tre ore. Infatti, la posizione sdraiata favorisce la risalita, il “galleggiamento” e la permanenza degli acidi gastrici nell’esofago. Non è consigliabile restare a stomaco vuoto troppo a lungo. Sarebbe utile, invece, suddividere i pasti in cinque: i tre primari (colazione, pranzo, cena leggera) e due spuntini a metà mattina e metà pomeriggio. Ricordiamo che questo comportamento alimentare e i suggerimenti di cui sopra possono essere utili non solo come trattamento del reflusso gastrico, ma anche come buone pratiche quotidiane in condizioni di salute.

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