Strategia di Branding, la reputazione on line e la forza dei tag

In questo articolo andiamo ad approfondire come curare al meglio il personal branding online partendo da operazioni semplici, che però se curati nel tempo possono evitare inconvenienti informativi, a volte anche piuttosto fastidiosi. E’ capitato anche a me di cercare il mio nome e cognome su Google e ritrovarmi situazioni che non volevo far vedere on line, come un lavoro che avevo svolto anni fa, la partecipazione ad un progetto in cui ho chiuso male i rapporti con la società, oppure la presenza delle foto dei miei figli on line. Molti ci tengono alla privacy e il fatto di far vedere i figli cercando su Google non gli va molto a genio. Seguendo un piccolo decalogo di accorgimenti basici ma efficaci, riusciamo ad ottenere un ottimo biglietto da visita di chi siamo, e che cosa facciamo, e delle cose positive che abbiamo fatto, insomma della nostra reputazione on line. Si tratta di una piccola strategia di branding, che fa emergere le informazioni che vogliamo veramente far uscire di noi stessi. Quello che mettiamo nei nostri biglietti da visita on line appare agli occhi di chi cerca il nostro nome e cognome su Internet. Quali sono i nostri biglietti da visita online La domanda sorge spontanea(come diceva un Gabriele Marconi anni fa imitando Antonio Lubrano): Quali sono i nostri biglietti da visita online? Primo fra  tutti, se svolgiamo un’attività che lo richiede ovviamente è la “nostra casa” il nostro sito ufficiale, oppure della nostra azienda. Se siamo dipendenti di una società, ed essa prevede una sezione di staff o che parla dei dipendenti, è bene apparire sul sito della società per cui lavoriamo. Se il sito web non ci serve, perché per il lavoro che facciamo non è necessario, Allora i nostri profili social parleranno per Noi. Profilo Facebook, Instagram, account Twitter, e sul nostro lavoro e sui nostri collegamenti professionali LinkedIn racconta la nostra storia. Cosa dobbiamo fare? Curarli, mettere all’interno dei nostri profili le informazioni corrette(e soprattutto aggiornate) su di noi, in modo di poter avere all’esterno una fotografia di quello che siamo e che cosa facciamo in un preciso momento storico della nostra vita. Anche Youtube, se siamo abituati a girare video relativi al nostro lavoro o alle nostre passioni, raccontano tanto di noi a chi ci cerca per nome e cognome. Se andiamo ad aggiornare con la dovuta costanza tutte le nostre posizioni on line, allora il nostro nome sarà raccontato esattamente come siamo. Perché come si dice anche in parecchi corsi SEO, Google e i motori di ricerca in particolare sono basati su algoritmi avidi di informazioni, e non dargliele significa farli arbitrare su quale informazioni scegliere e non sempre le informazioni che i motori di ricerca ritengono salienti per noi lo sono, anzi potrebbero non esserlo affatto, e dunque anche spesso obsolete. Un esempio di quanto abbiamo potrebbe essere relativo alle informazioni on line di una persona pubblica, che so un deputato, o u Senatore della Repubblica. Ipotizziamo che una notizia relativa ad un avviso di garanzia fosse battuta dai principali Quotidiani, La Stampa ad esempio, e anche Il Fatto Quotidiano. E che la notizia sia di circa 10 anni fa. Non è importante il fatto in sé, né il contenuto dell’avviso, visto che l’oggetto di questo approfondimento non è il fatto in sé, l’uso relativamente improprio dei tag in un articolo sul sito di un Quotidiano Importante, unito all’aggiornamento sporadico dei profili online e siti istituzionali dell’Onorevole, può far sì che dopo 10 anni, una notizia effettivamente lesiva della figura pubblica della persona possa essere ancora in bella mostra in prima pagina di Google. Spesso questo accade proprio per tre motivi importanti: il mancato aggiornamento di fatti freschi e notizie aggiornate sulla persona coinvolta, il fatto di aver legato l’articolo ad un tag(contenitore trasversale di argomento) a nome e cognome del protagonista della notizia del 2009, e in ultimo il trust quotidiano on line come sito di News. Questi fattori messi insieme hanno fanno in modo che una notizia oltremodo obsoleta sia considerata, a causa del tag(che non ha una data specifica come la notizia in sé, ma rimane sempre in concorrenza sulla chiave di brand a nome e cognome), sempre “importante” e quindi degna della prima pagina dei motori di ricerca. Uso dei Tag come chiavi di ricerca trasversali Spesso accade che i tag vengono interpretati dagli addetti ai lavori come l’uso che se ne fa su Instagram, e quindi usati come etichette d’interesse, e non con la funzione che hanno nei siti, quindi come contenitori di argomento trasversali alle categorie. Mentre la notizia non si trova in in nessuna SERP nelle ricerche sul nome dell’Onorevole, rimane presente la pagina del tag, considerato evergreen da Google, e quindi permane nella sua posizione originaria pur essendo una notizia vecchia di sei anni indietro. Il consiglio, in definitiva, come best practice, è quello di aggiornare sempre il nostro sito e tutti i contenitori di news che possiamo controllare, e quando aggiorniamo siti di news e blog in generale, usare i tag in maniera “studiata”. In tal senso, si tratta di contenitori informativi simili alle categorie, ed in quel modo vanno usati, perché rimangono effettivamente senza tempo. E tu, aggiorni sempre gli articoli del tuo blog con i giusti tag?  

Webmarketing per Veterinari: alcuni consigli

I veterinari titolari di strutture veterinarie hanno vissuto negli ultimi anni, e stanno tuttora vivendo, un forte cambiamento: se prima era impensabile parlare di logiche aziendali, ora non lo è più. Il mercato richiede sempre più strutture veterinarie che siano “moderne aziende” soprattutto sul piano della comunicazione. Riteniamo che questo cambiamento sia stato, se non indotto, quanto meno fortemente aiutato dalla tecnologia; anche i clienti dei veterinari fanno uso di strumenti come Google, Facebook, Whatsapp, app per lo smartphone, etc. La conseguenza di questa situazione che non è solo legata al mondo veterinario richiede un’adeguata conoscenza del web marketing veterinario per crearsi la necessaria visibilità. Il medico veterinario non deve trasformarsi in un tecnico esperto di strumenti di marketing, ma deve imparare a comunicare la propria storia, le proprie conoscenze e deve imparare ad aumentare la fiducia che i clienti hanno in lui. In altre parole il titolare di una struttura veterinaria oltre ad essere un bravo medico veterinario, deve essere anche un buon imprenditore che incrementa il proprio fatturato usando gli strumenti di marketing più idonei: una clinica veterinaria deve pensare ad una propria strategia di comunicazione, chiedersi quale sia l’immagine che i suoi clienti hanno e come sia possibile migliorarla. Un buon consiglio per cominciare a indagare sulla propria reputazione online è quello di leggere le recensioni sulla propria azienda che gli utenti hanno scritto sui vari portali come Google My Business, Facebook, etc. Le recensioni sono un ottimo strumento per aumentare la propria reputazione online; non abbiate paura delle recensioni, anzi stimolate il vostro cliente a lasciare un parere sul servizio che gli avete offerto; questo atteggiamento nel lungo periodo risulterà una scelta vincente: avere un buon numero di recensioni aumenterà la fiducia nei vostri confronti da parte del lettore. Oltre alle recensioni, è fondamentale curare i “luoghi virtuali” che vi rappresentano in rete: il proprio sito web, la scheda di Google my Business e i portali di settore. Questo non vuol dire che dovete essere voi a fare il lavoro, ma capire come funzionano vi metterà in grado di aiutare e controllare il lavoro dei tecnici ingaggiati da voi per realizzarli.   E’ in questa ottica che è stato aperto il blog di veterinarioincitta.it che vuole essere un luogo virtuale dove i titolari delle strutture veterinarie possano trovare la conoscenza e i consigli giusti per districarsi nel complesso mondo del marketing veterinario. Nel blog sono affrontati argomenti come migliorare le proprie recensioni, come dotarsi di un buon sito web, quali strumenti gratuiti di web marketing potete usare o come migliorare la propria scheda di Google My Business. Non solo, ma registrandosi al portale otterrete senza spendere tre vantaggi: potrete scaricare l’ebook “Il web e il veterinario” che vi aiuterà in maniera più approfondita a fare le migliori scelte di marketing per la vostra struttura veterinaria; otterrete una maggiore visibilità; il portale è costantemente aggiornato e migliorato per aumentare i contatti e la visibilità delle strutture iscritte; essere informati quando in rete qualcuno ha scritto qualcosa sulla vostra struttura veterinaria.  

Email sicure: tieni alla larga i curiosoni

Le e-mail sono uno strumento meraviglioso che puoi utilizzare per inviare e ricevere molte informazioni in modo rapido e sicuro. Tuttavia, devi anche fare in modo che tramite esse non ti rubino dati e informazioni personali importanti. Devi quindi rendere le tue email sicure in modo efficiente. Con questo articolo cercheremo di dare alcuni suggerimenti a cui prestare attenzione quando si utilizza questo strumento. Per un ulteriore approfondimento sull’argomento vi invitiamo a visitare il blog di questo sito web di informatica. Cambia la tua password regolarmente e conservala in un luogo sicuro. Non condividere la tua password con nessuno. Non aprire allegati da indirizzi che non conosci. Esci o disconnettiti dal tuo account quando hai finito di controllare o inviare e-mail. Non rispondere allo spam e non inoltrare catene di Sant’Antonio. Non condividere informazioni personali, dati bancari o della carta di credito via e-mail. È altamente improbabile che la tua banca ti contatti via e-mail per discutere della tua situazione finanziaria o altro. Se ricevi un messaggio che afferma di provenire dalla tua banca, telefona alla tua filiale per verificarla. Assicurati di avere installato un software antivirus e mantienilo aggiornato. Fai attenzione agli indirizzi dei mittenti: sempre di più vengono utilizzati falsi indirizzi che possono sembrare di banche, istituti finanziari, siti e-commerce, agenzie governative o altri servizi. Inoltre, tramite alcuni siti, oggi gli hacker sono in grado anche di inviare e-mail simulando l’indirizzo di un tuo amico o conoscente. Se il messaggio ti sembra sospetto, chiama il diretto interessato e chiedigli se è stato veramente lui a spedire la mail. Abilita i filtri sui tuoi programmi di posta elettronica e segnala lo spam Presta attenzione all’URL del sito web che il messaggio ti invita a visitare. Basta passarci sopra col cursore del mouse per vedere in basso l’indirizzo del collegamento. Cos’è lo spam? Lo spam è qualsiasi comunicazione non richiesta su Internet. Generalmente arriva via e-mail, ma si può ricevere anche in altri modi, ad esempio messaggi di testo, messaggi istantanei (a volte noto come “spim”)  e sui social network tramite messaggi privati o pubblici. Lo spam è essenzialmente pubblicità per servizi o prodotti attraverso la messaggistica di massa. Il più delle volte è innocuo, ma può anche essere di natura più dannosa come parte di una truffa sul furto di identità comunemente nota come phishing. Che cos’è il phishing? Il phishing è un tentativo fraudolento di rubare informazioni riservate, come identità personale e dettagli della carta di credito, mentre si maschera da sito leggittimo o persona fisica reale. Molti siti web vengono copiati e utilizzati a tal scopo. Solo per citarne alcuni: Poste Italiane, eBay, Yahoo, PayPal, ed ultimamente anche Amazon. Tuttavia, gli hacker possono anche “dirottare” gli account e-mail personali per tentare di indurre il destinatario ad aprire il contenuto. Il termine “phishing” deriva dal concetto di invio di e-mail di massa a “esca”, supponendo che alcuni “abboccheranno”.

Come fare “Social Selling” tramite LinkedIn

LinkedIn, il social network nato nel 2002 e acquistato da Microsoft nel 2016 per 26,2 miliardi di dollari, ha raggiunto a luglio 2019 i 645 milioni di utenti nel mondo. Un bel balzo in avanti se si pensa che solo a maggio 2019 gli iscritti erano 630 milioni. In Italia gli utenti iscritti a quello che si può, ormai, definire come il più grande network professionale del pianeta sono 15,3 milioni (fonte: Agcom). Il tempo in cui questa piattaforma veniva considerata solo un luogo dove mettere online il proprio CV per aumentare le proprie chance di trovare un posto di lavoro è finito da un po’. Ovviamente, questa che era la sua funzione primigenia non è venuta meno.  LinkedIn è ancora il territorio di caccia preferito dai responsabili delle risorse umane delle aziende e dagli Head Hunter. Ma ad essa si sono affiancate, nel tempo, anche altre funzioni che sono: la vendita; il marketing; l’apprendimento. La piattaforma si è evoluta in questa direzione a causa della presenza su di essa di un gran numero di decisori aziendali. Il che ha reso questo social il mezzo più diretto, dopo la mail, per entrare in contatto con chi può decidere dell’acquisto o meno di un prodotto o servizio. Le statistiche ci dicono che LinkedIn è il social network che porta più del 50% di traffico ai siti web B2B e che i suoi contenuti sono considerati seri e credibili. (fonte: Linkedin) Inoltre, l’80% dei B2B marketer affermano di aver sviluppato i loro contatti grazie a questo social. B2B LinkedIn leads (fonte: LinkedIn) SOCIAL SELLING Alla luce di quanto appena detto, per fare social selling, ovvero per ricercare e sviluppare i contatti coi decisori aziendali, LinkedIn risulta quindi lo strumento ideale per quei liberi professionisti e quelle aziende che vendono i loro prodotti o servizi ad altre aziende, cioè operano nel campo del B2B. Ma come si possono intercettare su questo social i potenziali clienti senza correre il rischio di essere inopportuni o molesti? Facile! Attraverso un profilo personale e una pagina aziendale che mettano in mostra determinate parole chiave e la pubblicazione di contenuti di valore anch’essi creati attorno alle keyword del tuo settore merceologico. E, soprattutto, rispettando questa regola d’oro: non bisogna cercare di concludere subito una vendita ma prima si deve creare un legame di fiducia tra te e il tuo potenziale cliente. Riassumendo: Il profilo personale e la pagina aziendale sono gli strumenti per catturare l’attenzione dei tuoi potenziali clienti. I post e gli articoli che pubblicherai su LinkedIn sono il mezzo per creare la tua autorevolezza e il rapporto di fiducia con il tuo potenziale cliente. Inoltre, serviranno per abbattere tutte le sue resistenze e trasformarlo in un cliente pagante. Riguardo a quest’ultimo punto la strategia migliore è quella di dare valore attraverso la pubblicazione costante di contenuti che mettano in luce tutte le tue competenze e le conoscenze del mercato che affronti col tuo prodotto o servizio. Contenuti che mettano al centro il tuo cliente, i suoi problemi e i suoi bisogni. Ovviamente, questo tipo di attività non può essere improvvisata. Infatti, si rischia di bruciarsi il contatto col potenziale cliente per sempre. Per evitare questo pericolo ci sono 2 soluzioni implementabili e compatibili tra loro: I corsi di formazione su LinkedIn; I servizi in outsourcing. I CORSI DI FORMAZIONE Negli ultimi anni si sono affermati diversi formatori focalizzati su questo social network. Ti basterà accedere a LinkedIn e digitare nel motore di ricerca interno le parole chiave “LinkedIn Trainer” e troverai 77.783 risultati corrispondenti. Se affini la ricerca per nazione aggiungendo la keyword “Italia”, ti appariranno 36 risultati. Questo dimostra che vi è un discreto mercato anche nel nostro Paese. Di solito, i LinkedInTrainer ti vendono un infoprodotto (ad esempio, un videocorso) oppure delle lezioni individuali o di gruppo che possono avvenire sia con presenza in aula che via Internet. Questo tipo di soluzione, però, non è per tutti poiché richiede un grosso impegno personale, soprattutto, di tempo. I SERVIZI IN OUTSOURCING Per tutti coloro che non hanno, invece, tempo per formarsi poiché impegnati nella gestione della propria attività la soluzione ideale è quella di delegare all’esterno l’attività di social selling. Si può delegare questa attività al singolo professionista, magari a uno dei vari LinkedIn Trainer presenti su LinkedIn,oppure a delle aziende specializzate nell’inbound marketing che hanno creato dei servizi appositi. All’estero questa tipologia di servizi è molto diffusa. In Italia, un po’ meno ma anche nel nostro Paese qualcosa si sta muovendo. Di recente, ad esempio, è sbarcato un servizio che ha dato buona prova di sé all’estero si chiama Link-to-Leads. Si tratta di un prodotto utile alle aziende che vendono prodotti o servizi che hanno un prezzo alto e che, magari, necessitano di essere acquistati dal cliente in modo ricorrente. Una volta acquistato il servizio l’azienda viene affiancata da un Team di professionisti specializzati nell’uso di LinkedIn che, dopo aver fatto una fotografia dello stato di partenza dell’azienda sul social, vanno dapprima ad ottimizzare la pagina aziendale e il profilo personale della persona o delle persone designate come portavoce dell’azienda. Successivamente, stendono un piano editoriale e si occupano della diffusione dei contenuti attraverso i profili individuati e la pagina aziendale. Nel giro di un mese, di solito, riescono a sviluppare circa 200 contatti perfettamente in target col prodotto o servizio che si vuol vendere. Di questi contatti le statistiche di Link-to-Leads dicono che 5 diventano clienti dell’azienda cliente. Ovviamente, più si porta avanti il servizio più il numero di contatti generato mensilmente aumenta e così pure il numero delle vendite. CONCLUSIONI LinkedIn forte dei suoi 645 milioni di iscritti è il più grande network professionale del mondo. Forte di questa sua posizione dominante è diventato uno strumento imprescindibile per le aziende che vogliono attuare una strategia di social selling, cioè di ricerca di contatti attraverso i social network. Per fare ciò, però, non ci si può improvvisare poiché si corre il rischio di bruciarsi per sempre la possibilità di vendere i propri prodotti … Leggi tutto

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