Mou Boots: Stivali Comodi con finiture Artigianali

Stivaletti originali, cuciti completamente in maniera artigianale, arrivati in punta di piedi nel 2002, ed emersi alla ribalta nell’ultimo decennio, amati non solo d’inverno, usati dai divi di Hollywood ma anche un must per la vita di tutti i giorni, scarpe comode, dinamiche, ma con colori e design unici e di tendenza. Parliamo dello stivaletto Mou, il boot che ha sbaragliato il mercato degli stivali sia on line che offline. Disponibile in diverse altezze, alla caviglia nel formato sneakers, metà polpaccio, con zeppa interna e stivali lunghi sotto al ginocchio, linea scamosciata con interno in lana morbido e caldo. La scelta è di lavorare materiali naturali e traspiranti, e le pelli sono lavorate con pricipi che guardano all’etica e all’ecosostenibilità. Mou nasce nel 2002 dalla mente di Shelley Tichborne, nel centro pulsante della moda e dello shopping di Londra, Portobello Road, e viene proposto come alternativa non convenzionale alle calzature e agli stivali tradizionali. Amato da subito dagli acquirenti occasionali, successivamente emerso al mondo come un prodotto trendy e originale, dalle linee che non stancano mai. Un evergreen. Casual, Fashion, con finiture cucite a mano, lavorazione con pelle a vista, oppure all’uncinetto, sono i tratti fondamentali dei boots marcati Mou. Negli Stati Uniti sono nell’armadio delle migliori influencer di moda, e molti vip e attori di Hollywood hanno scelto Mou per i loro piedi, come Sarah Jessica Parker o Gwynet Paltrow per affrontare le rigide temperature e le peripezie da mamma-star. Anche in Italia, Belen, e Melissa Satta sono apparse con gli stivali Mou ai loro piedi, si tratta di una linea di boots proprio irrinunciabili. Caldi, comodi e pratici per la vita di tutti i giorni, rifiniti e resi femminili proprio grazie ai tratti inconfondibili che li hanno portati alla ribalta. Tantissimi gli stili prpoposti dal marchio, dalle cuciture in dettaglio, alle rifiniture borchiate, senza far mai mancare il tratto inconfondibile della lavorazione in stile a maglia, e i colori di tendenza e numerosissimi per soddisfare tutti i gusti di mamme e figlie. Al centro sempre il rispetto per l’ambiente. Lavorazioni manuali e tecniche innovative di design, per far emergere i dettagli della pelle utilizzata per la collezione. Alla base, sempre il comfort è un’altro tratto trainante, con suole e finiture che sono praticamente eterne. Molte sono le ricerche di Outlet Mou in Italia, non ce ne sono molti, sia per adulti che per bambini. Ma data la caratteristica evergreen, praticamente l’outlet quando si trova propone praticamente un prodotto sempre up to date. E Tu, hai scelto il tuo Mou?

Auto Euro 6: Il punto sulla situazione

Le normative europee per quel che riguarda l’inquinamento delle automobili sono sempre più restrittive e si prospettano tempi difficili non solo per chi guida già, ma soprattutto per chi deve scegliere una nuova vettura. Sicuramente gli interventi sono iniziati con lo scandalo del dieselgate che ha di fatto accellerato l’introduzione di una serie di paletti molto più stringenti. Proviamo a fare chiarezza sull’argomento grazie all’aiuto di esperti del settore: Matteo e Mauro Grignani – Concessionari a Vigevano e Pavia. Differenze tra Euro 6 ed Euro 5 Districarsi tra i codici può essere insidioso quindi cercheremo di far capire in modo semplice di cosa stiamo parlando. La dicitura Euro 6 si riferisce alle vetture di nuova omologazione ed è entrata in essere a partire da Settembre del 2014. La differenza sostanziale rispetto ad Euro 5 riguarda i livelli degli ossidi di azoto (NOx) che vengono abbassati ulteriormente, mentre i valori di monossido di carbonio (CO) e particolato (PM) restano identici. Fin qui è tutto abbastanza nella norma diciamo, tuttavia le auto Euro 6 sono soggette ad una ulteriore categorizzazione: Euro 6, Euro 6b, Euro 6c. Queste classi rispondono a standard di omologazione diversificati e sono più o meno bersaglio dei provvedimenti restrittivi delle città: nella capitale lombarda accade che i veicoli diesel Euro 6 b e c non potranno accedere all’interno dell’Area B da ottobre del 2025. Codici e sigle: Euro 6.2 – Euro 6.3 L’Euro 6c è uno standard obbligatorio per le vetture in omologazione da settembre del 2017 e dallo stesso mese del 2018 e si focalizza sull’alimentazione a benzina a iniezione diretta. L’asticella del particolato viene abbassata passando ad un livello che passa a 600 miliardi di particelle per chilometro anzichè i 6000 miliardi precedenti. Purtroppo in questo panorama intricato quanto una foresta amazzonica oltre alla nomenclatura standard, giusto per complicare ulteriormente la faccenda, le case automobilistiche utilizzano altre sigle. L’Euro 6d-temp diventa Euro 6.2 oppure si fa riferimento all’Euro 6d come Euro 6.3. Andando quindi più nello specifico, le classi appena citate sono valide per le auto immatricolate a partire da settembre del 2019 che sono sottoposte a procedure particolari di misurazione. L’Euro 6.2 è soggetto a test su strada tramite Rde (sigla che sta per Real Driving Emission) per quanto concerce gli ossidi di azoto e il particolato. Tutte le vetture afferenti non solo ad Euro 6.2, ma anche ad Euro 6.3 devono inoltre superare i test WLTP: Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedures. Queste procedure hanno visto l’introduzione di parametri più stringenti anche per i motori benzina. Le conseguenze sul mercato dell’auto Chiaramente la pioggia di normative contro l’inquinamento non rende il mercato dell’auto esente da contraccolpi, anzi tutt’altro. Ogni legge impone alle case produttrici degli aggiustamenti tecnici sui propulsori: pensiamo ad esempio all’obbligatorietà del filtro antiparticolato, un tempo esclusivamente relegato a fare la sua comparsa sui Diesel, anche sui motori a benzina. Lo scenario altamente complesso, per chi non è addetto ai lavori, impatta a cascata sul consumatore finale che si trova di fronte ad una scelta sempre più limitata. Le auto di una stessa categoria presentano ormai poche differenze a livello di varietà di propulsori: questo avviene proprio perchè i produttori devono rispettare per filo e per segno i dettami delle normative. Una standardizzazione di cui stanno già facendo le spese le piccole utilitarie alimentate a diesel. Il consiglio che si può dare a chi si appresta a cambiare auto è quello di puntare verso le tecnologie del futuro, ovvero le motorizzazioni ibride.

Borse Anna Cecere: Nulla è Meno Accessorio di Un Accessorio

Brand di borse e accessori creati per la donna che vuole sorprendere, Anna Cecere nasce dalla creatività e dalla passione delle Sorelle Cecere per questo accessorio che è indispensabile per completare e definire qualsiasi outfit. Il brand è famoso per le sue creazioni di lusso originali ed esclusivi, emblema del made in Italy nel mondo e rivolte alla donna che ama indossare accessori in grado di aggiungere un tocco di classe a qualsiasi look e renderlo adatto per l’occasione a cui è destinato. Le pochette di Anna Cecere La pochette è uno scrigno, depositario di sogni e desideri, di passione ed emozioni. Inconfondibile per gli eccentrici giochi di sfumature, che si intrecciano su tessuti elaborati e inusuali, le borse Anna Cecere sono dei veri e propri gioielli da sfoggiare per dare un’immagine ben precisa di sé. L’amore per la creatività, trasmesso alle sorelle napoletane Cecere dal padre Ciro, esperto pellettiere specializzato nella produzione di guanti, le conduce ad avere una spiccata predilezione verso la manualità e in particolare verso l’accessorio. La filosofia del brand è stata improntata sin dall’inizio, grazie appunto ai valori trasmessi dal padre, a capire come un singolo prodotto sia capace di assumere un ruolo fondamentale nella definizione di un outfit e di uno stile. E’ questo dettaglio a condurre le sorelle Cecere al mondo delle borse, e in particolare alle pochettes, accessorio che le ha lanciate nell’olimpo delle firme più celebri nel panorama della moda. Sono infatti proprio le pochettes a permettere al brand di diffondersi e di affermarsi rapidamente, riconosciute come una sorta di scrigno in cui, oltre al necessaire indispensabile per la donna, racchiudono sogni, desideri ed emozioni. Eleganti, raffinate, esclusive, le pochettes si distinguono per la ricercatezza e l’unicità di materiali, forme e design, tutti elementi che le rendono assolute protagoniste di qualsiasi outfit. Lo stile che le contraddistingue dona carattere e personalità a tutto l’insieme e quindi da semplice accessorio pezzi fondamentali e adatti a donne che non vogliono passare inosservate, ma soprattutto che desiderano dare un’impronta di sé unica. Oltre alle pochettes anche le Daily Bags Gli accessori Anna Cecere vengono sviluppati secondo un percorso progettato e studiato con cura, seguendo le tendenze moda ma tracciando in ogni pezzo un’identità propria. Ogni dettaglio viene sviluppato secondo le sensazioni della stilista che interpreta i must in base alla propria sensibilità. Per questo ogni creazione può dirsi unica e inconfondibile per i colori, le sfumature, le combinazioni dei materiali, i dettagli preziosi che la distinguono. Ogni accessorio Anna Cecere aggiunge ad ogni outfit un tocco glamour, mai scontato e sempre nuovo e diverso. Ma Anna Cecere non è solo pochettes, anche daily bag sono molto apprezzate e consentono di portare dietro tutto quanto serve per trascorrere un’intera giornata fuori. Capienti, ampie ed eleganti, sono ideali da portare a tracolla o semplicemente a mano, per il lavoro, per le uscite in città, e per tutte le occasioni quotidiane. Frizzanti e spensierate, aggiungono carattere all’abbigliamento e si distinguono per lo stile impeccabile e sofisticato, per i materiali ricercati e le lavorazioni eccellenti e di gusto. Il brand è in continua espansione e si sta diffondendo all’estero con successo.        

Viaggio a Bali: 3 mete alternative per chi ama la natura

Bali è una delle più celebri isole dell’arcipelago indonesiano, che attira ogni anno milioni di turisti pronti a innamorarsi dei suoi splendidi panorami naturalistici. Ed è proprio nell’estrema bellezza della sua vegetazione tropicale che si nascondono alcuni degli angoli più incantevoli tutti da esplorare, mete imperdibili e poco conosciute che renderanno perfetto il tuo viaggio a Bali. Nusa Penida, la perla del tuo viaggio a Bali Piccola, selvaggia, incastonata fra le onde imponenti dell’Oceano Indiano: il delizioso isolotto di Nusa Penida conserva ancora oggi un sapore autentico e incontaminato, ben lontano dal turismo di massa di Bali. Considerata una destinazione eccellente per chi vuole mare e tranquillità, Nusa Penida è un’ottima soluzione alternativa alle sovraffollateisole Gili. Preparati a immersioni da togliere il fiato, tra mante giganti e squali balena, e lasciati ammaliare da scogliere a strapiombo sul mare e da una natura che ancora conserva tutta la sua autenticità. E se vuoi goderti tutto il meglio di questo tuo viaggio a Bali, ti consigliamo di dedicare qualche giorno alla scoperta di tutte queste tre isolette: Nusa Penida, Nusa Lembongan e Nusa Ceningan, un concentrato di bellezza che non dimenticherai più.   Munduk, un’immersione totale nel verde di Bali Il piccolo villaggio di Munduk si trova nell’entroterra dell’isola, a poca distanza dai laghi gemelli Tamblingan e Buyan e a circa due ore di guida da Canggu e Ubud. Qui l’afa e le temperature tropicali della costa lasciano posto a una fresca brezza di montagna, l’ideale per chi ricerca una vacanza all’insegna del relax psicofisico. Lontano dal caos delle principali destinazioni turistiche, un soggiorno di qualche giorno a Munduk ti permetterà di scoprire suggestivi panorami lacustri e cascate maestose, per trasformare il tuo viaggio a Bali in un’esperienza totalizzante all’insegna della natura. Non perdere l’occasione di una visita al Pura Ulun Danu Bratan, il tempio sull’omonimo lago: fai in modo di entrare nel parco poco prima delle 9.00, così da goderti l’incanto del luogo prima che arrivino le orde di turisti. Te ne innamorerai. Amed e Tulamben, relax alle pendici del monte Agung Immenso e maestoso, il profilo del vulcano Agung sovrasta e domina tutta la parte orientale dell’isola dall’alto dei suoi 3.011 metri. Celebre per i suoi occasionali sbuffi di vapore e spettacoli piroclastici, questa montagna è considerata un luogo sacro secondo l’induismo balinese, a tal punto da ospitare il Pura Besakih, il tempio più importante dell’isola. Incastonata fra le pendici del vulcano e la costa nord di Bali si trova Amed, un paesino di pescatori molto famoso per gli appassionati di snorkeling, ma anche di diving. A circa 7 chilometri dal centro di Amed, infatti, si trova il villaggio di Tulamben. Qui, sui suoi fondali, si trova il relitto della Liberty, una nave americana che oggi ospita un’incredibile varietà di pesci tropicali. Location ideale per chi preferisce le acque placide alla vita da surfista, Amed regala ogni giorno un mare calmo e cristallino, albe incantevoli e tramonti meravigliosi, con il sole che piano piano sparisce alle spalle del vulcano.   L’incredibile varietà della barriera corallina, la natura rigogliosa dell’entroterra, gli scenari vulcanici del versante orientale dell’isola: arricchisci il tuo viaggio a Bali di questi semplici ingredienti, e regalerai alle tue vacanze un sapore tutto nuovo.

L’apporto benefico dell’Olio di Fegato di Squalo

Usato fin dal diciottesimo secolo nella penisola scandinava per la rigenerazione delle ferite e alleviare le infezioni dell’apparato respiratorio, l’olio di fegato di squalo è un elemento naturale sempre più ricercato Veniva usato come toccasana ed energetico, recupera forze, dopo periodo di malattia debilitanti. Inoltre tende ad eliminare l’infiammazione del sistema linfatico. L’olio di squalo stimola la formazione degli anticorpi, innalzando le difese immunitarie, e rafforzando la produzione di globuli bianchi. Un campo di applicazione che ha avuto risultati positivi è nel recupero dagli effetti dannosi delle radio e chemioterapie L’olio di fegato di squalo contiene alchilgliceroli, delle molecole rigeneranti che apportano numerosi benefici al corpo. Oltre che nell’olio di squalo, gli alchilgliceroli sono presenti in gran parte nel latte materno, e nel midollo osseo. Assumento olio di fegato di squalo prima di terapie chemioterapiche, aiutano i tessuti a rigenerarsi, contrastando di fatto gli effetti collaterali di questo tipo di terapie molto forti e invasive. Si usa questo tipo di elemento naturale già da oltre 30 anni in questo senso. Gli alchilgliceroli combattono infezioni ricorrenti, aiutano di molto l’apparato respiratorio a contrastare fenomeni infiammatori, combattono alterazioni della pelle provocate da eczema, dermatite atopica, psoriasi, aiutando la rigenerazione delle cellule dell’epidermide, ed aiutando la cicatrizzazione. L’estrazione dell’olio di fegato di squalo avviene prelevandolo da cinque diverse specie di squalo della norvegia, ed ha un alto contenuto di grassi buoni come Omega 3 e Omega 6

Investire in vino: dal verde dei vigneti al verde della finanza

Non è un caso raro quello in cui si decida di mutare la propria attività agricola verso colture che possano essere più indirizzate al mercato, e pertanto più economicamente apprezzate rispetto alle precedenti. In Italia questo procedimento è avvenuto varie volte nei terreni destinati originariamente al grano o a colture che non vedono prezzi alti a seguito delle importazioni di prodotto straniero. Nonostante non tutti i terreni siano adatti a ricevere tutte le coltivazioni, spesso la chimica e le moderne tecniche intervengono per rendere adatto alla nuova coltivazione designata anche il terreno più ostico. Una delle colture che potrebbe sorprendentemente rendere bene ma che è ben difficile da avere in un terreno precedentemente dedito ad altre colture, a causa di impedimenti burocratici, è quella della vite da vino. Se ben seguita infatti è proprio quella della vite e quindi dell’uva da tavola e ben più specialmente dell’uva da vino ad avere rendimenti interessanti, a seconda della varietà e delle abilità di mercato dell’azienda che si occupi di produzione e commercializzazione del prodotto. Ma come mai aprire un’azienda vinicola sta appassionando giovani e meno giovani di tutta Italia? Prima di tutto sarebbe bene pensare di che cosa si occupi un’azienda vinicola: semplicemente questo tipo di azienda è occupata nella creazione di vini, secondo più modalità, ovvero partendo dalle proprie uve dei propri vigneti o eventualmente aggiungendo alle proprie uve anche una piccola parte di altre produzioni (solitamente dovrà essere maggioritaria la propria però). In Italia solitamente è presente una vasta concorrenza ma allo stesso tempo è presente anche una grande quantità di consumatori e un mercato piuttosto ampio. Certamente, ad ogni modo, la scelta dei macchinari e la scelta dei terreni e delle strumentazioni e dei procedimenti atti alla produzione dei propri vini può richiedere grande impegno e costante sacrificio, specialmente nelle fasi iniziali, senza contare poi l’intesa fatica della fase di commercializzazione del prodotto. Se invece si è scoraggiati dalle complicate normative riguardanti la possibilità di inserire nuovi impianti per vigne o ci si perde nei meandri del diritto di reinserimento ma si vuole ancora investire i propri beni in vino esistono soluzioni di natura differente e che stanno curiosamente emergendo come nuove metodologie di investimento: l’investimento in bottiglie di vino! Anche se solitamente è stato adottato come investimento per grandi capitali alla ricerca di nuovi modi per diversificare il proprio portafoglio, l’investimento in vino riesce a causa dei suoi rendimenti e del tipo di attenzione esperta che richiede, anche ad attrarre investimenti di privati o di piccole società. Ma come funziona? Si parla spesso di vino da collezione e delle relative vendite, che permettono di costruire un piccolo tesoretto sfruttando il proprio fiuto, ma non si parla abbastanza di come finanziariamente si svolga la questione che gira intorno al mercato della compravendita di vino: ad esempio non si parla mai del fatto esistano siti e specialisti dedicati solamente alla raccolta di informazioni sulla quota e sui prezzi dei vini, quasi un po’ come potrebbe accadere in borsa! Esistono infatti traders di vini ma anche semplici rivenditori che, con alle spalle una certa esperienza, hanno appreso quali siano le strade giuste e le metodologie da applicare per rendere l’investimento in vini da collezione profittevole. Allo stesso modo in cui si è sviluppato un mercato finanziario intorno alle opere d’arte e alle quotazioni degli artisti, il vino riamane ancora una materia di investimento di contorno per quello che riguarda grossi capitali, differenziandosi dagli investimenti in azioni, con fattori e rischi che possono essere molto diversi da quelli a cui siamo abituati, e che possono ad esempio variare a seconda dell’andamento dei raccolti o della perdita di nuove bottiglie. Per non incappare in perdite dovute all’inesperienza è bene imparare e apprendere prima di dedicarsi a questo tipo di investimento e fare in modo di programmare con la giusta attenzione le dovute mosse. Un “apprendista” in questo campo potrebbe ad esempio iniziare a imparare osservando le quotazioni di un gruppo ristretto di vini e l’andamento del mercato, arrivando a comprendere quali siano gli elementi che determinino una variazione brusca negativa del prezzo o una decisa impennata, il tutto senza acquistare niente ma simulare comunque degli investimenti. Si tratta di un modo di apprendere che sicuramente potrà evitare grandi perdite dovute a mancanza di esperienza e aiutarvi a decidere se questo tipo di investimento possa essere interessante o meno. Anche affidarsi a esperti e chiedere pareri nei luoghi giusti potrebbe essere un modo importante per fare i primi passi: se vi doveste accorgere infatti che l’investimento in vino non meriti la vostra attenzione potrete sempre farvi consigliare nuovi investimenti da altre persone appassionate. Oltre al naso per la finanza e per le quotazioni chi decida di commerciare per profitto in vini dovrà tenere in conto l’utilizzo di tecniche di conservazione che preservino oltre al sapore del vino anche il giusto prezzo: ritrovarsi infatti fra le mani una bottiglia di grande valore rovinata da cattive condizioni di conservazione potrebbe far male, e non poco, oltre al vostro orgoglio, anche al vostro portafoglio.

Quante uova si possono mangiare alla settimana?

Le uova sono un alimento molto sano e una grossa fonte di acidi grassi Omega 3 e Omega 6, che sono note proteine buone che aiutano a prevenire le malattie cardiovascolari. Le uova contengono nel tuorlo il colesterolo, che rappresenta il 5% dei grassi contenuti nell’uovo. il 65% dell’uovo è composto da acidi grassi, con una alta concentrazione di acido oleico, quindi se abbiamo il colesterolo a posto non saranno le uova a farlo alzare. Non sono invece consigliate in caso di colesterolo alto, o se è necessario abbassarne i livelli, in quel caso è bene ridurne il consumo o meglio evitare di consumare la parte “rossa” o meglio il tuorlo. In caso di regime di dieta ipocalorica, dato il fatto che l’uovo è un alimento con poche calorie, un consumo medio di quattro uova alla settimana non è un problema. Inoltre rispetto ad una credenza popolare, una leggenda metropolitana, che racconta che l’uovo faccia male al fegato, in caso di attività sportiva, si può consumare uova fino a 5 o sei volte alla settimana. Infatti l’uovo non fa affatto male al fegato. Come cucinare le uova? Alla Coque, oppure in camicia sono i modi meno calorici di consumare un uovo, ma in effetti anche una gustosa frittata può essere una soluzione di preparazione ideale. Anche a colazione è buona norma consumare l’uovo come alternativa e opzione diversificatrice rispetto al normale apporto quotidiano di carboidrati. E’ buona norma consumare a colazione proteine come quelle contenute nell’uovo, che rispetto ai carboidrati contengono meno zuccheri saturi, e mantengono più a lungo il senso di sazietà, aiutando ad arrivare a pranzo con la giusta dose di energia. Quindi mangiare un uovo alla coque o sodo un paio di volte alla settimana aiuta ad avere l’energia giusta per affrontare la giornata, anche alternando con pane o fette biscottate e marmellata o miele, anche perché i carboidrati sono molto energetici. Una giusta variazione della dieta anche a colazione però può essere ideale per poter avere tutte gli elementi nutritivi di cui abbiamo bisogno. Quindi mangiare solo uova non fa benissimo, ma inserire con costanza il consumo di uova all’interno di una dieta varia e piena di tutte le opzioni nutritive, alternando l’uovo anche ad altri alimenti, carboidrati, frutta e verdura, ci permette di avere tutta l’energia di cui abbiamo bisogno fin dalla mattina. E Tu, quante uova mangi a settimana?

Email sicure: tieni alla larga i curiosoni

Le e-mail sono uno strumento meraviglioso che puoi utilizzare per inviare e ricevere molte informazioni in modo rapido e sicuro. Tuttavia, devi anche fare in modo che tramite esse non ti rubino dati e informazioni personali importanti. Devi quindi rendere le tue email sicure in modo efficiente. Con questo articolo cercheremo di dare alcuni suggerimenti a cui prestare attenzione quando si utilizza questo strumento. Per un ulteriore approfondimento sull’argomento vi invitiamo a visitare il blog di questo sito web di informatica. Cambia la tua password regolarmente e conservala in un luogo sicuro. Non condividere la tua password con nessuno. Non aprire allegati da indirizzi che non conosci. Esci o disconnettiti dal tuo account quando hai finito di controllare o inviare e-mail. Non rispondere allo spam e non inoltrare catene di Sant’Antonio. Non condividere informazioni personali, dati bancari o della carta di credito via e-mail. È altamente improbabile che la tua banca ti contatti via e-mail per discutere della tua situazione finanziaria o altro. Se ricevi un messaggio che afferma di provenire dalla tua banca, telefona alla tua filiale per verificarla. Assicurati di avere installato un software antivirus e mantienilo aggiornato. Fai attenzione agli indirizzi dei mittenti: sempre di più vengono utilizzati falsi indirizzi che possono sembrare di banche, istituti finanziari, siti e-commerce, agenzie governative o altri servizi. Inoltre, tramite alcuni siti, oggi gli hacker sono in grado anche di inviare e-mail simulando l’indirizzo di un tuo amico o conoscente. Se il messaggio ti sembra sospetto, chiama il diretto interessato e chiedigli se è stato veramente lui a spedire la mail. Abilita i filtri sui tuoi programmi di posta elettronica e segnala lo spam Presta attenzione all’URL del sito web che il messaggio ti invita a visitare. Basta passarci sopra col cursore del mouse per vedere in basso l’indirizzo del collegamento. Cos’è lo spam? Lo spam è qualsiasi comunicazione non richiesta su Internet. Generalmente arriva via e-mail, ma si può ricevere anche in altri modi, ad esempio messaggi di testo, messaggi istantanei (a volte noto come “spim”)  e sui social network tramite messaggi privati o pubblici. Lo spam è essenzialmente pubblicità per servizi o prodotti attraverso la messaggistica di massa. Il più delle volte è innocuo, ma può anche essere di natura più dannosa come parte di una truffa sul furto di identità comunemente nota come phishing. Che cos’è il phishing? Il phishing è un tentativo fraudolento di rubare informazioni riservate, come identità personale e dettagli della carta di credito, mentre si maschera da sito leggittimo o persona fisica reale. Molti siti web vengono copiati e utilizzati a tal scopo. Solo per citarne alcuni: Poste Italiane, eBay, Yahoo, PayPal, ed ultimamente anche Amazon. Tuttavia, gli hacker possono anche “dirottare” gli account e-mail personali per tentare di indurre il destinatario ad aprire il contenuto. Il termine “phishing” deriva dal concetto di invio di e-mail di massa a “esca”, supponendo che alcuni “abboccheranno”.

Come fare “Social Selling” tramite LinkedIn

LinkedIn, il social network nato nel 2002 e acquistato da Microsoft nel 2016 per 26,2 miliardi di dollari, ha raggiunto a luglio 2019 i 645 milioni di utenti nel mondo. Un bel balzo in avanti se si pensa che solo a maggio 2019 gli iscritti erano 630 milioni. In Italia gli utenti iscritti a quello che si può, ormai, definire come il più grande network professionale del pianeta sono 15,3 milioni (fonte: Agcom). Il tempo in cui questa piattaforma veniva considerata solo un luogo dove mettere online il proprio CV per aumentare le proprie chance di trovare un posto di lavoro è finito da un po’. Ovviamente, questa che era la sua funzione primigenia non è venuta meno.  LinkedIn è ancora il territorio di caccia preferito dai responsabili delle risorse umane delle aziende e dagli Head Hunter. Ma ad essa si sono affiancate, nel tempo, anche altre funzioni che sono: la vendita; il marketing; l’apprendimento. La piattaforma si è evoluta in questa direzione a causa della presenza su di essa di un gran numero di decisori aziendali. Il che ha reso questo social il mezzo più diretto, dopo la mail, per entrare in contatto con chi può decidere dell’acquisto o meno di un prodotto o servizio. Le statistiche ci dicono che LinkedIn è il social network che porta più del 50% di traffico ai siti web B2B e che i suoi contenuti sono considerati seri e credibili. (fonte: Linkedin) Inoltre, l’80% dei B2B marketer affermano di aver sviluppato i loro contatti grazie a questo social. B2B LinkedIn leads (fonte: LinkedIn) SOCIAL SELLING Alla luce di quanto appena detto, per fare social selling, ovvero per ricercare e sviluppare i contatti coi decisori aziendali, LinkedIn risulta quindi lo strumento ideale per quei liberi professionisti e quelle aziende che vendono i loro prodotti o servizi ad altre aziende, cioè operano nel campo del B2B. Ma come si possono intercettare su questo social i potenziali clienti senza correre il rischio di essere inopportuni o molesti? Facile! Attraverso un profilo personale e una pagina aziendale che mettano in mostra determinate parole chiave e la pubblicazione di contenuti di valore anch’essi creati attorno alle keyword del tuo settore merceologico. E, soprattutto, rispettando questa regola d’oro: non bisogna cercare di concludere subito una vendita ma prima si deve creare un legame di fiducia tra te e il tuo potenziale cliente. Riassumendo: Il profilo personale e la pagina aziendale sono gli strumenti per catturare l’attenzione dei tuoi potenziali clienti. I post e gli articoli che pubblicherai su LinkedIn sono il mezzo per creare la tua autorevolezza e il rapporto di fiducia con il tuo potenziale cliente. Inoltre, serviranno per abbattere tutte le sue resistenze e trasformarlo in un cliente pagante. Riguardo a quest’ultimo punto la strategia migliore è quella di dare valore attraverso la pubblicazione costante di contenuti che mettano in luce tutte le tue competenze e le conoscenze del mercato che affronti col tuo prodotto o servizio. Contenuti che mettano al centro il tuo cliente, i suoi problemi e i suoi bisogni. Ovviamente, questo tipo di attività non può essere improvvisata. Infatti, si rischia di bruciarsi il contatto col potenziale cliente per sempre. Per evitare questo pericolo ci sono 2 soluzioni implementabili e compatibili tra loro: I corsi di formazione su LinkedIn; I servizi in outsourcing. I CORSI DI FORMAZIONE Negli ultimi anni si sono affermati diversi formatori focalizzati su questo social network. Ti basterà accedere a LinkedIn e digitare nel motore di ricerca interno le parole chiave “LinkedIn Trainer” e troverai 77.783 risultati corrispondenti. Se affini la ricerca per nazione aggiungendo la keyword “Italia”, ti appariranno 36 risultati. Questo dimostra che vi è un discreto mercato anche nel nostro Paese. Di solito, i LinkedInTrainer ti vendono un infoprodotto (ad esempio, un videocorso) oppure delle lezioni individuali o di gruppo che possono avvenire sia con presenza in aula che via Internet. Questo tipo di soluzione, però, non è per tutti poiché richiede un grosso impegno personale, soprattutto, di tempo. I SERVIZI IN OUTSOURCING Per tutti coloro che non hanno, invece, tempo per formarsi poiché impegnati nella gestione della propria attività la soluzione ideale è quella di delegare all’esterno l’attività di social selling. Si può delegare questa attività al singolo professionista, magari a uno dei vari LinkedIn Trainer presenti su LinkedIn,oppure a delle aziende specializzate nell’inbound marketing che hanno creato dei servizi appositi. All’estero questa tipologia di servizi è molto diffusa. In Italia, un po’ meno ma anche nel nostro Paese qualcosa si sta muovendo. Di recente, ad esempio, è sbarcato un servizio che ha dato buona prova di sé all’estero si chiama Link-to-Leads. Si tratta di un prodotto utile alle aziende che vendono prodotti o servizi che hanno un prezzo alto e che, magari, necessitano di essere acquistati dal cliente in modo ricorrente. Una volta acquistato il servizio l’azienda viene affiancata da un Team di professionisti specializzati nell’uso di LinkedIn che, dopo aver fatto una fotografia dello stato di partenza dell’azienda sul social, vanno dapprima ad ottimizzare la pagina aziendale e il profilo personale della persona o delle persone designate come portavoce dell’azienda. Successivamente, stendono un piano editoriale e si occupano della diffusione dei contenuti attraverso i profili individuati e la pagina aziendale. Nel giro di un mese, di solito, riescono a sviluppare circa 200 contatti perfettamente in target col prodotto o servizio che si vuol vendere. Di questi contatti le statistiche di Link-to-Leads dicono che 5 diventano clienti dell’azienda cliente. Ovviamente, più si porta avanti il servizio più il numero di contatti generato mensilmente aumenta e così pure il numero delle vendite. CONCLUSIONI LinkedIn forte dei suoi 645 milioni di iscritti è il più grande network professionale del mondo. Forte di questa sua posizione dominante è diventato uno strumento imprescindibile per le aziende che vogliono attuare una strategia di social selling, cioè di ricerca di contatti attraverso i social network. Per fare ciò, però, non ci si può improvvisare poiché si corre il rischio di bruciarsi per sempre la possibilità di vendere i propri prodotti … Leggi tutto

Colichette del neonato, come risolvere?

E’ una gioia immensa diventare genitori, anche se tra il primo e il secondo mese di vita, quando il bambino comincia a far funzionare l’apparato digerente, è colpito dal fenomeno delle colichette, che lo fa piangere e dimenarsi con dolori al pancino. Si tratta di un fenomeno sempre normale, non grave, che colpisce tutti i bambini dopo i primi giorni di vita e in genere si risolve entro 1-2 mesi, e si protrae in genere solo sei si hanno altri problemi, come ad esempio il reflusso, o difficoltà di digestione. In genere le colichette si manifestano per lo più la sera, quando si avvicina la fine della giornata. Ovviamente in genere questo causa ansia nei genitori, che invece dovrebbero affrontare con calma questi momenti di trauma breve per il piccolo. Ma Cosa sono le colichette dei neonati? Si tratta in effetti di contrazioni involontarie della parete intestinale, che causano i doloretti al bambino. In realtà si manifestano maggiormente di sera perché ad ogni poppata il neonato accumula piccole quantità di aria nella pancia, che ristagnano e la sera sono maggiori perché siamo alla fine di tutti i pasti della giornata. In genere le coliche gassose si manifestano fin dalla terza settimana dalla nascita, e il neonato in genere lo segnala con un pianto rotto e disperato, con i pugni serrati e se vediamo i segnali del corpo spesso il piccolo contrae la pancia e il corpo in generale. In genere il neonato comincia a piangere in maniera acuta, contorcendosi, e si irrigidisce, sforzandosi di emettere gas e fare la cacca, provando un sollievo momentaneo e passeggero. Il fenomeno delle colichette è molto diffuso e l’intensità è variabile da neonato a neonato. In genere si risolvono scomparendo del tutto nel primo trimestre di vita, dando sollievo al neonato ma soprattutto ai genitori, che tornano a dormire in maniera normale, o meglio in maniera quasi normale. Ci sono diverse teorie sulle colichette neonatali, la prima afferma che i piccoli sono soggetti a dolori addominali. Come detto sopra la causa sono gli accumuli d’aria nell’intestino, e ci vuole soltanto molta pazienza affinché passi, ad esempio aiutandoli ad espellere l’aria per bocca(attraverso il ruttino) o aspettando che produca normalmente gas dal sederino. Altri motivi che possono causare le colichette sono l’intolleranza al lattosio, fermentazione di latte nella pancia, problemi del neonato con lo zucchero contenuto nel latte, eventuali fenomeni allergici causati dai cibi assunti dalla mamma, accumulo d’aria attraverso la poppata, flora batterica alterata, fumo passivo e ansia trasmessa da mamma e papà. Un’altra teoria invece afferma che le colichette addominali dei neonati non esistono, ma il male al pancino è il fattore scatenante di un problema nativamente diverso. Qualche studio effettuato infatti ha rilevato che i dolori sono presenti anche senza aria nella pancia, oppure che non avessero dolori anche avendo molta aria accumulata. Nei paesi in via di sviluppo inoltre il fenomeno delle colichette è molto più sporadico che in occidente e nei paesi più industrializzati. Questo è dovuto anche all’usanza della fasciatura del bambino tenuto stretto al corpo della mamma, cosa molto diffusa ad esempio nei paesi africani. La fasciatura replica la pace e la tranquillità che il piccolo ha vissuto nella pancia, e tranquillizza il neonato evitando di fatto le colichette. Inoltre il movimento del corpo con il bambino fasciato al corpo della madre, permette di cullare il piccolo facendolo sentire a suo agio, protetto e al caldo. Il fatto di usare spesso culle, lettini, carrozzine, accumula tensione nel neonato, soggetto a piccoli sbalzi di temperatura in posizioni rigide, e quindi scarica le tensioni sulla pancia causando le colichette. Ma cosa fare quando il nostro piccolo ha le colichette? Un modo di calmanre le colichette ed il pianto è massaggiare il piccolo sulla pancia, possibilmente in situazioni di luce fioca e rumori tenui. Anche la fasciatura come detto sopra, ricreando l’ambiente dei nove mesi prima della nascita trasmette protezione e pace al neonato, in modo che le sue ansie e tensioni possano attenuarsi. Un’altra pratica utile è sussurrare dolci parole al piccolo nelle attività quotidiane, e usare il tatto per coccolarlo, in modo che vengono trasmessi segnali di pace e positivi, e il piccolo si sentirà a suo agio ricevendo calma e pace. Il cullare il neonato è sempre una soluzione alle colichette, con un movimento avanti e indietro, replicando di fatto il movimento che il piccolo riceveva nella pancia prima di nascere. Il rumore di un ventilatore inoltre o di un phon tenue ricrea l’ambiente della gravidanza, con rumori ovattati che calmano il bambino e lo distendono. E tu, stai passando il periodo delle colichette? O se l’hai già superato, come hai affrontato questo momento ?

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